Mentre un ente lavora, l’altro disfa, premiando i furbi a colpi di condoni , deroghe e abrogazioni. Il nuovo Codice regionale per l’edilizia approvato alla fine di ottobre dalla Regione Friuli Venezia Giulia contiene l’ennesimo attacco alla legge che, appena due anni prima e dopo un lungo lavoro di preparazione e confronto con politici e associazioni di categoria, aveva portato all’approvazione di un testo considerato tra i più avanzati a livello nazionale in materia di risparmio energetico e contenimento dell’inquinamento luminoso.
Il Consiglio regionale ha infatti approvato, all’interno della normativa dedicata all’edilizia, senza aver mai informato della decisione alcuna associazione interessata e senza aver in alcun modo tenuto conto delle esigenze di tutela ambientale e della salute dei cittadini, l’ennesimo sfregio alla legge 15 del 2007 dispondendo, tramite un comma di poche righe, l’eliminazione delle sanzioni per chi ha costruito e progettato impianti non a norma in questi due anni, subordinando l’applicazione delle stesse per i nuovi impianti all’approvazione dei Piani comunali per l’illuminazione. Come se non bastasse, il legislatore regionale ha anche cancellato l’obbligo di utilizzare sistemi non disperdenti luce verso l’alto per gli impianti progettati o appaltati prima dell’entrata in vigore della legge 15.
Si tratta, inutile dirlo, di un vero e proprio condono mascherato che premia tutti quei progettisti e quegli uffici tecnici che in questi due anni hanno volutamente e colpevolmente ignorato la legge regionale contando sulla totale assenza di controlli. Anziché pretendere il rispetto delle leggi, i consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia – evidentemente mal consigliati da chi ha tutto l’interesse ad avere le mani libere, come in fondo avveniva in passato – preferiscono sanare situazioni evidentemente illecite, a tutto discapito non soltanto di chi i progetti li ha redatti ed eseguiti rispettando le norme, ma anche dei cittadini che oltre a pagare le tasse devono anche accettare silenti questo pericolo per la salute. Insomma, paga sempre “pantalone” e non certo chi fa affari d’oro su impianti sovradimensionati, evidentemente inquinanti e obsoleti.
Quanto avvenuto segue di appena un anno un altro colpo di mano in Consiglio regionale che, di fatto, aveva introdotto una deroga per i centri storici dando il via libera anche ai famigerati palloni, come per esempio quelli installati dal Comune di Trieste nonostante la legge li vietasse espressamente e ben dopo la sua entrata in vigore. E dato che i giudici avrebbero potuto eccepire su questo modo di fare, purtroppo diffuso e denunciato a più riprese dagli attivisti di Cielobuio anche in altri Comuni, hanno pensato fosse meglio mettersi al riparo modificando la legge.
Ovviamente, anche in quell’occasione, nessun contatto preventivo con chi finora ha lavorato sulla tematica, nonostante l’atteggiamento sempre pacato e collaborativo tenuto in questi anni. Un’azione quasi carbonara, fatta nei corridoi del palazzo, facendo ben attenzione a non parlare con chi avrebbe potuto spiegare il perché certe norme sono una vergogna per chi le propone e poi le approva.
Quanto sta accadendo in Friuli Venezia Giulia lascia senza parole, considerati i passi avanti nella vicina Slovenia, che procede con la riconversione dei suoi impianti a passo spedito, dopo che si è dotata di una legge del tutto simile a quella friulana e vista anche l’approvazione di un nuovo e avanzato testo normativo nel vicino Veneto. Chi durante la discussione della legge 15 aveva fatto fuoco e fiamme in Consiglio pur di bloccare il provvedimento, ora sta lavorando per smontare pezzo dopo pezzo il testo, tanto da renderlo quasi inapplicabile.
Di questo passo, il Friuli Venezia Giulia si avvia rapidamente verso le posizioni di retroguardia con buona pace di chi da anni invoca minore spreco e un uso più attento dei soldi pubblici.