Luci di Artista a Torino

La Stampa – 9 novembre 2003

Le opere d’arte sparse per la città Quest’anno la new-entry coincide con le frasi a caratteri cubitali di Jenny Holzer «Xenon for Torino», proiettate per 45 minuti sulla sinuosa facciata di Palazzo Carignano. Mario Ariò con le sue «Cosmometrie» tratte dai disegni di Giordano Bruno è rimasto in piazza Palazzo di Città; le «Palle di neve» create da Enrica Borghi, fra le più apprezzate dai bambini, sono state trasferite in via Lagrange; i cubetti colorati del «Tappeto volante» di Daniel Buren restano a punteggiare di colore l’archittettura razionale di piazzetta Mollino; mentre Francesco Casorati e il suo «Volo su…» è stato trasferito in via Pietro Micca e in via Cernaia; il «Lucedotto» di Richi Ferrero si trova in corso Lecce angolo corso Regina Margherita; Carmelo Giammello con il suo «Planetario» punteggia di costellazioni luminose via Roma; Rebecca Horn ha raddoppiato la presenza di «Piccoli spiriti blu» che aleggiano attorno alla chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini; Joseph Kosuth «Doppio passaggio (Torino)» è stato trasferito ai Murazzi e diventerà un’installazione permanente; Emanuele Luzzati con «La strada dei Magi» si è spostato in largo Saluzzo; Luigi Mainolfi e la sua opera «Lui e l’arte di andar nel bosco» una favola che è bello leggere passeggiando, dopo essere stata restaurata ha trovato una più consona installazione in via Garibaldi; «Il volo dei numeri» di Mario Merz punteggia di rosso la Mole Antonelliana; «L’amore non fa rumore» di Domenico Luca Pannoli si è spostato in piazza IV Marzo proprio dietro Palazzo civico; Giulio Paolini con il suo fiabesco «Palomar» è rimasto in via Po; le «Fontane luminose» di Jan Vercruysse trasformano per il secondo anno consecutivo piazza Bodoni in un angolo di metafisica bellezza; la «Luce fontana ruota» firmata da Gilberto Zorio continua a dare un tocco artistico al laghetto di Italia ‘61.

ALL’INAUGURAZIONE DELL’EVENTO IL SINDACO REPLICA ALLE CRITICHE
Sedici Luci d’Artista accese da polemiche
Chiamparino: «Nei momenti difficili bisogna saper reagire anche lanciando messaggi di fiducia e di bellezza. Discutibili gli slogan proiettati sulla facciata di Palazzo Carignano? L’arte non si tocca»
«E’ proprio nei momenti di crisi che, chi ha responsabilità pubbliche, deve intervenire lanciando messaggi di speranza e di bellezza. Guai se proprio in questi frangenti mancassero iniziative in grado di modificare le prospettive attraverso segnali di fiducia, guai ad avvitarsi nella spirale negativa, azzerando manifestazioni e iniziative che si alimentano del bello. Ecco perché dico che non ci stiamo occupando soltanto di “circenses”: le risorse spese per Luci d’Artista sono un investimento di cui, proprio in questo momento, si ha più bisogno». Il sindaco Chiamparino ha scelto ieri il momento più atteso della giornata dedicata alle «opere d’arte appese in cielo» per rispondere, fra gli applausi e accanto a un assessore Alfieri commosso al limite della lacrima, alle polemiche che «puntuali come le edizioni di Luci d’Artista» sono spuntate anche quest’anno. La sua giunta è stata accusata, come già accadde, in modi diversi, nel 2001 e nel 2002, di «sprecare risorse per illuminare di frivolezza la città, quando questa città ha seri problemi di crisi occupazionale e non solo». Il sindaco ha ribadito, con più forza, quanto già accennato al primo sbocciar di polemica, partendo dal fatto che è il morale della città ad aver bisogno di iniziative come Luci d’Artista e la visitatissima mostra sull’Africa. E ha poi ribadito che manifestazioni come queste «riescono a portare Torino sulle copertine dei quotidiani internazionali, vedi Le Monde, e le riviste specializzate: così facciamo conoscere la nostra città, portiamo nuovi turisti, ne aumentiamo la quotazione d’immagine». Dopo aver risposto a tono ai detrattori di Luci d’Artista la parola è passata ai riflettori. Con un effetto scenico mozzafiato, la facciata di Palazzo Carignano si è trasformata in un surreale «gobbo» sul quale scorreva «Xenon for Torino» con le frasi dell’artista Jenny Holzer (tempo totale, 45 minuti). Tutti incantati, tutti a battere le mani sottolineando che «ogni anno c’è una novità più clamorosa». Ma sebbene l’assessore alla Cultura Alfieri avesse premesso «che le frasi a caratteri cubitali snocciolate dall’artista avrebbero suscitato qualche perplessità nei contenuti», poco dopo ne è apparsa una destinata a creare qualche polemica: «A volte la violenza è ammissibile e persino auspicabile». E’ fin troppo prevedibile che da stasera qualcuno se la prenda con il Comune: «Ma come? Usate le risorse pubbliche per inneggiare alla violenza? Un monito di questo genere sulla facciata del Parlamento subalpino?». Ma il sindaco smorza la polemica sul nascere: «L’arte non si censura. Questo non è un documento politico, è come se ce la prendessimo con gli artisti che fotografano i nudi in piazza». Polemiche vecchie e nuove che danno pepe alla nuova edizione, insomma. Per il resto c’è da segnalare la nuova ed azzeccata sistemazione delle frasi di Nietzsche e Calvino ai Murazzi – accompagnata da una performance molto riuscita – e la serie di opere di «manifesTO» che costellano l’area dell’università. In tutto le installazioni sono 16, alcune delle quali ricollocate in posti diversi rispetto all’anno scorso. Fra le tante rimaste al posto originario ci sono le «Fontane luminose» di piazza Bodoni firmate dal tratto onirico di Jan Vercruysse, il «Tappeto volante» di Daniel Buren, il «Volo di numeri» di Mario Merz che firma ancora la silhouette della Mole.

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