Costi e consumi dell’illuminazione pubblica

Il sito web dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani ha pubblicato un articolo, cui hanno contribuito i nostri Diego onata e Fabio Falchi, in cui si mettono a confronto i consumi ed i costi dell’illuminazione pubblica nei vari Paesi europei: l’Italia non ne esce bene…

Riportiamo qui alcuni estratti, l’articolo completo può essere letto sul sito OCPI.

Il consumo di energia elettrica per illuminazione pubblica in Italia tra il 2010 e il 2019 è stato relativamente stabile intorno ai 6.000 GWh, mentre è crollato a 5.146 GWh nel 2020, probabilmente a seguito della crisi pandemica (Fig.1).

Prendendo l’ultimo anno disponibile per ciascun paese si nota come l’Italia registri un consumo pro-capite di 99 kWh, largamente superiore rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei (Fig. 2).

 Corrispondentemente, la spesa italiana per illuminazione pubblica nel 2019 è stata pari a 1,8 miliardi di euro, una tra le più alte in Europa. Infatti, sempre nel 2019, la spesa pro-capite per illuminazione pubblica in Italia è stata di 30,5 euro, molto più elevata rispetto ad Austria (24,6), Francia (22,7) e Germania (4,8 euro, Fig.3).

Una delle principali spiegazioni dietro l’elevata spesa e consumo di illuminazione pubblica italiana è l’eccessivo numero di punti luce e potenza installato rispetto, ad esempio, alla Germania. Infatti, un impianto contenente il doppio di pali rispetto a quelli necessari costa maggiormente alla collettività per i) la realizzazione, ii) il consumo di energia e iii) la manutenzione per tutta la vita utile dell’impianto.

Gli impianti a LED potrebbero essere una soluzione, ma, purtroppo, la diffusione di LED ha dato risultati inferiori al previsto. Infatti, i consumi non sono scesi in modo significativo anzi in molti casi hanno peggiorato la situazione sia perché il minor costo dei LED ha spesso incentivato l’installazione di nuovi punti luce, comportando quindi un maggior consumo, sia perché sono state quasi esclusivamente impiegate sorgenti a LED bianche, a luce fredda da 4000K o superiore. Sarebbe stato molto meglio impiegare [come CieloBuio sostiene da tempo, n.d.r.] sorgenti a LED calde, da 3000K o inferiore, che oggi hanno un’efficienza quasi analoga e una qualità della luce e una eco-sostenibilità grandemente superiore. I LED bianchi sono infatti associati a un maggior inquinamento luminoso dato che emettono un’elevata quantità di luce blu. Quest’ultima è la luce più inquinante in assoluto in quanto si diffonde maggiormente nell’atmosfera e ha anche un importante impatto sulla salute umana e animale perché inibisce la produzione notturna di melatonina, ormone fondamentale per il nostro orologio biologico.

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