Dal 6 all’8 Ottobre 2011 si è svolto ad Osnabrück (nel nord della Germania), l’XI Simposio Europeo per la Protezione del Cielo Notturno. La sede era quella del museo di Storia Naturale e planetario della città, una struttura modernissima e all’avanguardia. Il planetario ospita uno dei primi strumenti LED in Europa, u gioiello da 400mila euro.
Francesco Giubbilini lo ha seguito per noi ed ha presentato una relazione sul progetto CORDILIT.
Il Simposio ha avuto la durata di tre giorni a causa dell’alto numero di interventi ed incontri in programma. E’ stato dato grande spazio alle problematiche legate alla misura ed al monitoraggio del fenomeno. Ben tre sessioni (su nove) riguardavano questo tema. Lo strumento più discusso è stato, chiaramente, l’SQM. L’opinione comune è che, al momento, questo sia la migliore soluzione per ottenere in maniera semplice e relativamente economica, una gran quantità di dati utili per eseguire studi e ricerche. Si è discusso dei limiti di questo strumento. Uno, importante, è il fatto di non poter essere utilizzato di giorno. Questo impedisce di poter fare valutazioni automatiche sulla trasparenza dell’atmosfera e quindi rende di fatto impossibile la realizzazione di una scala che possa indicare le condizioni atmosferiche locali nel momento della misura. Altri strumenti, come ad esempio il Lightmeter (IYA 2009), danno tale possibilità, ma hanno altri svantaggi che non li rendono -al momento- una valida alternativa. Inoltre, è stata rimarcata l’imprtanza della disponibilità di dati meteorologici, specialmente per quanto riguarda vento, umidità, pressione atmosferica, temperatura. L’altro limite dell’SQM di cui si è discusso, è il fatto di non consentire misure multispettrali. Questa funzione, invece, sarebbe molto importante, visto il crescente interesse della comunità scientifica verso la qualità della luce e quindi verso le lunghezze d’onda emesse. Come sappiamo, una parte dell’illuminazione pubblica si è spostata sui LED ad alta componente blu. Questo tipo di luce è molto dannosa e sarebbe utile poterne monitorare in modo mirato l’andamento. Il monitoraggio da SQM fissi (LE o LU) ha visto negli ultimi due anni un grosso sviluppo. Nel mondo esistono già diverse reti di monitoraggio con qualche decina di sensori in totale (Hong Kong, Turchia, Italia, Olanda, Ungheria, Svizzera solo per citare le maggiori). Un aspetto di cui si è discusso è come riuscire a far interagire i dati delle differenti reti e come rendere disponibili i dati raccolti. Opinione comune è che per rendere attendibili i dati sia necessario stabilire degli standard di qualità e dei controlli sui dati raccolti. Si è discussa la redazione di un documento condiviso per affrontare queste tematiche. Dall’Italia abbiamo presentato il progetto CORDILIT che pubblica tutti i dati grezzi sotto licenza Open Source. Il presedente di IDA International ha manifestato l’interesse della sua associazione sul tema del monitoraggio e, oltre ad implementare una propria rete con sensori molto costosi (e quindi riservati solo ad osservatori professionali), ha espresso l’idea di costituire un database unico a livello mondiale. Anche la intercomparazione degli strumenti risulta essere importante al fine di avere un set di dati il più possibile uniforme. Sono state valutate diverse esperienze e durante il congresso, il gruppo Buiometria Partecipativa ha mostrato il suo prototipo di intercalibratore ed eseguito la prova su oltre 20 strumenti che erano stati portati per l’occasione dai partecipanti. I dati della intercalibrazione saranno pubblicati sul sito del Simposio. Durante il Simposio si è anche parlato di parchi naturali, riserve e comunità, e del crescente interesse di queste per la protezione del cielo notturno in quanto indice di qualità ambientale.
Nelle sessioni dedicate alla fauna, alla salute e ai problemi di pianificazione, è sempre stato molto presente il tema della qualità della luce e degli amati/odiati LED. In Osnabrueck abbiamo avuto la possibilità di visitare un quartiere-laboratorio in cui sono stati installati diversi tipi di lampioni LED, ognuno con una propria caratteristica costruttiva ed un proprio tipo di luce. E’ stato particolarmente interessante poter comparare differenti temperature di colore e differenti design, più o meno confortevoli, più o meno abbaglianti.
Non era presente una vera e propria sessione didattica, ad ogni modo ci sono stati diversi interventi sul tema divulgazione, tra i quali abbiamo portato l’esempio della Buiometria Partecipativa dall’Italia, è stato esposto un caso di didattica nelle scuole dal Giappone e il progetto mondiale Globe at Night.
Dal punto di vista normativo e legislativo, particolarmente interessanti sono stati gli interventi di Fabio Falchi (skype) che ha esposto l’esperienza italiana, tra le più avanzate e replicate al mondo. Molto seguito è stato anche l’intervento di Andrej Mohar di Dark Sky Slovenia e responsabile della realizzazione della prima (e per ora unica) legge nazionale contro l’inquinamento luminoso, redatta seguendo i consigli tecnici e le prescrizioni riportate nella legge della Regione Lombardia. Altri casi studio sono stati riportati dalla Francia, dalla Germania, dal Belgio, dalla Gran Bretagna. L’aspetto che colpisce maggiormente è la mancanza totale di direttive europee sull’argomento.