È stato pubblicato sul numero del 10 giugno di Science Advances un importante lavoro di ricerca riguardante la realizzazione del nuovo Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso. La pubblicazione, che ha trovato spazio in una delle più prestigiose riviste scientifiche a livello internazionale, è destinata ad avere ampia risonanza a livello multidisciplinare, coinvolgendo direttamente settori di ricerca che vanno dall’ecologia, alla demografia, all’astronomia, fino a giungere all’attenzione di leader politici ed istituzioni attenti ai problemi dell’efficienza energetica e della salute pubblica.
Frutto di un team internazionale di scienziati, questo lavoro di ricerca è stato però per la maggior parte realizzato in Italia da italiani (Fabio Falchi, presidente di CieloBuio e membro dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso, Pierantonio Cinzano – ISTIL, e Riccardo Furgoni – AAVSO) senza alcuno impiego di finanziamenti pubblici in quello che può essere considerato un vero e proprio atto di volontariato scientifico.
Grazie all’elaborazione dei dati ottenuti da satellite e alla creazione di un complesso modello di calcolo, questo atlante garantisce, come mai prima d’ora, una descrizione di straordinaria precisione di un problema sempre più stringente a livello planetario e del quale ancora non si conosce completamente la portata degli effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente.
La ricerca, i cui risultati erano attesi ormai da anni da parte della comunità scientifica, arriva ad investire anche la dimensione culturale, considerando in modo razionale la perdita di visibilità del cielo notturno da parte degli abitanti di molti degli stati occidentali e chiarendo i rischi di una perdita senza precedenti di quella dimensione culturale legata al cielo stellato che ha accompagnato l’umanità per millenni.
Dice Fabio Falchi, primo autore della ricerca: “Questa ricerca, giunge in un momento particolarmente importante nell’evoluzione tecnologica dei sistemi di illuminazione della società moderna: la transizione verso i led. Salutati da molti come “panacea per tutti i mali”, questo studio evidenzia i grandi rischi legati ad un uso indiscriminato di questa tecnologia e in particolare il rischio che sta correndo il nostro paese, già tra i più inquinati al mondo”.
L’Italia infatti risulta essere, tra i paesi del G20, quella con il territorio più inquinato dalla luce artificiale. Essere al primo posto in una classifica dei paesi più inquinati dovrebbe far riflettere coloro, specialmente a livello politico, che continuano ad opporsi ad una limitazione dell’abuso dell’illuminazione artificiale notturna. L’attuale migrazione dalla tecnologia delle lampade al sodio a quella delle sorgenti a LED può aumentare l’inquinamento luminoso nella parte blu dello spettro di un fattore tre, a parità di luce prodotta.
Roma (a sinistra) e Berlino (a destra) hanno lo stesso numero di abitanti (anzi, Berlino di più come area metropolitana) e guardate che differenza!
Oltre alle conseguenze ambientali e alla salute, la perdita della possibilità di ammirare il cielo stellato è una perdita culturale senza precedenti per la terra che diede i natali ad Archimede, maggior scienziato dell’antichità e a Galileo Galilei, iniziatore della rinascita della scienza, perdita che priva le nuove generazioni di una fonte di ispirazione fondamentale per tutto il sapere.
Le Americhe
Il coordinatore della Starlight Initiative dell’UNESCO, Cipriano Marin, afferma: “Il nuovo atlante è il più efficace mezzo per avere consapevolezza dell’impatto dell’inquinamento luminoso nel mondo. Esso è fondamentale nel permettere alla gente, ai politici, agli amministratori, ai ricercatori e all’industria di affrontare questa sfida globale. L’inquinamento luminoso ha rescisso il legame con il cielo stellato che aveva accompagnato l’umanità dalle sue origini, oltre ad avere ripercussioni ambientali e sulla salute”.
Furgoni e Falchi tra i computer utilizzati per i calcoli