Efficienza energetica. Un’idea brillante!

Per alcuni è un indicatore della crescita economica, per altri è inesorabilmente destinato a crescere. Stiamo parlando dell’inquinamento luminoso. Che l’inquinamento luminoso sia una poco invidiabile “virtù” dei paesi tecnologicamente sviluppati, è ormai un dato assodato e piuttosto evidente. Basta guardare una qualunque foto della Terra di notte ripresa dallo spazio. Quello che emerge da un recente studio, ripreso lo scorso 26 Agosto sul “The Economist”, offre interessanti spunti di riflessione (vedi Journal of Physics D: Applied Physics 19 Agosto 2010 – Jeff Tsao et al. – Sandia National Laboratories, New Mexico – “Solid-state lighting: an energy-economics perspective” – l’articolo pdf è disponibile on line oltre che nell’archivio di CieloBuio). In breve, i ricercatori affermano quanto segue: rendere le fonti luminose più efficienti dal punto di vista energetico ha come effetto quello di provocare un maggior consumo di energia. 

In particolare lo studio pone l’attenzione sui sistemi di illuminazione allo stato solido (Solid-State-Lighting o SSL). Gli SSL (i LED ne sono un esempio) sono con molta probabilità destinati a diventare la fonte d’illuminazione del prossimo futuro. Anche se la tecnologia è ancora in parte immatura e ci sono alcuni problemi legati soprattutto alla temperatura di colore ed alla affidabilità delle lampade, gli SSL hanno un grande potenziale da sfruttare. Uno dei maggiori pregi, l’elevata efficienza, nasconde però dei rischi. Se nel 1700 un cittadino inglese aveva a disposizione in media 580 lumen-ora di luce in un anno, si legge nell’articolo, oggi ne ha 46 x 106 lumen-ora: 100.000 volte tanto. Analizzando i dati dello sviluppo produttivo e del consumo energetico per l’illuminazione dal 1700 ad oggi, si nota una chiara proporzionalità tra i due fattori. Al crescere dello sviluppo produttivo, cresce il consumo di luce e il consumo energetico per la sua produzione. Questo a fronte di un continuo incremento dell’efficienza luminosa. Secondo questo scenario, l’introduzione di fonti di illuminazione più efficienti porterà ad un incremento dell’illuminazione disponibile pro-capite di un fattore 10 entro i prossimi 20 anni. L’energia elettrica necessaria per generare tanta luce sarà il doppio di quella attuale. Solo un elevato aumento del costo della luce (per esempio in termini energetici) frenerebbe questo trend ma frenerebbe anche lo sviluppo. Al contrario, riuscire a mantenere costante il consumo di energia aumentando l’illuminazione utile favorirebbe un aumento della produttività ed un miglioramento generale della qualità della vita. Questo significa utilizzare tecniche di illuminazione che riducano gli sprechi (di luce) e quindi l’inquinamento luminoso.
La conclusione dell’articolo sul “The Economist” è provocatoria: per ridurre il consumo di luce non si dovrebbero vietare le lampadine ad incandescenza ma renderle obbligatorie. Da qui il paradosso che però è facilmente superabile. Decine e decine di studi provano che l’eccessiva illuminazione è dannosa alla salute e all’ambiente anche in modi imprevisti e gravi. Uno dei fattori di maggior rischio e disturbo (escludendo l’immissione di luce direttamente in cielo) è l’emissione spettrale delle lampade. Proprio gli attuali apparecchi a LED, hanno un’emissione prevalente sulle basse lunghezze d’onda (luce blu), con temperature di colore anche oltre i 6000°K (luce fredda). Fattori questi che ne sconsigliano, attualmente, l’uso per l’illuminazione esterna. In realtà, il fatto che la tecnologia sulle fonti di illuminazione stia andando verso un’efficienza sempre maggiore, è un enorme vantaggio per tutti noi. E’ altresì necessario però spostare l’attenzione del pubblico sui valori che ruotano intorno al movimento contro l’inquinamento luminoso. Non si tratta di predicare lo spegnimento dei lampioni, bensì di elevare la discussione dal fattore economico a quello culturale e civile, per arrivare ad una migliore coscienza della luce artificiale. Il fatto che una risorsa sia disponibile in abbondanza e a basso prezzo, non dovrebbe dare a nessuno il diritto di sprecarla o utilizzarla male. Tanto più se ci sono le prove (o anche soltanto il dubbio) che l’uso errato di tale risorsa generi un fastidio o un danno. Oggi parliamo di inquinamento luminoso come negli anni ’70-’80 si parlava di inquinamento dei fiumi e dei mari. Le immagini dei fiumi multicolori e pieni di sacchetti di plastica sono negli occhi di tutti e ormai per fortuna “quasi” un triste ricordo. Speriamo di riuscire a far crescere una migliore cultura dell’illuminazione senza prima dover passare per i “soliti disastri” da far bonificare ai nostri figli.

 
Francesco Giubbilini (BMP) 13 Ottobre 2010

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