Brescia: così i Comuni «riscattano» la luce

L’esperienza di numerose amministrazioni che hanno recuperato i punti di illuminazione e affidato la gestione ad altri soggetti è riportata in un articolo di BresciaOggi, pubblicato sul sito BresciaOggi.it.
Riscattando e risanando punti luce vecchi e anche pericolosi si dimezzano le bollette di Enel Sole ed i risparmi sui costi dell’illuminazione pubblica possono anche arrivare fino al 70 per cento, spiegano gli esperti.
Link all’articolo originale.
Si ringrazia BresciaOggi.it

Appello ai Comuni della provincia: risparmiate sulla bolletta dell’illuminazione pubblica, dimezzando le salate bollette di Enel Sole, ma anche risanando punti luce vecchi e anche pericolosi. Questo il messaggio cardine lanciato dal convegno «L’illuminazione pubblica e l’acquisizione degli impianti: aspetti tecnici, amministrativi e normativa di riferimento» tenutosi nei giorni scorsi al Pirellino di via Dalmazia per volontà di Acb Servizi.
Difficile da credere che un colosso come Enel possa essere molto più caro di piccole società private. Ed invece è così. Lo hanno spiegato in lungo e in largo fior di tecnici e consulenti a circa sessanta tecnici comunali e assessori. «Questo appuntamento è un’iniziativa che giudichiamo importante nell’interesse di tutti gli enti pubblici – ha commentato il presidente Acb Servizi, Ettore Monaco – perché il loro risparmio giova alle tasche dei cittadini. È in atto una rivoluzione copernicana in fatto di gestione dei servizi e dopo il risultato dell’ultimo referendum è giusto fare chiarezza e dare agli enti locali la possibilità di gestire al meglio le loro risorse».
LE CIFRE DEL RISPARMIO. Enorme il risparmio che i Comuni possono ottenere chiedendo il riscatto dei loro punti luce. «Si va mediamente da un 38 fino ad un 70 per cento» spiega Emilio Foini, direttore tecnico della I.E.S, società specializzata nella consulenza agli enti locali e che ha aiutato ad affrancarsi dall’egemonia di Enel Sole decine e decine di paesi, una dozzina anche nella nostra provincia. Ma quanto costa l’operazione ad un comune? «Riscattare i punti luce quasi sempre non costa nulla – aggiunge Foini – anche se Enel Sole chiede cifre da capogiro. Il problema è che dal 15 al 45 percento dei loro lampioni sono fuori norma e un 70 per cento obsoleto ai termini di legge (per l’esattezza il comma B dell’articolo 13 dpr 902/1986). Spesso è maggiore la cifra che deve l’Enel Sole ai Comuni per rimborsarli di questi aspetti».
Qualche soldino inizialmente però il Comune deve averlo, soprattutto per affidare la gestione per 10/15 anni ad una società privata la quale investe in sicurezza, cambia le lampadine (quelle Enel Sole sono spesso ancora al mercurio, ovvero costose e fuori norma).
Ma alla fine il Comune si ritrova i lampioni di sua proprietà e fa un regalo all’ambiente risparmiando energia e quindi il consumo di fonti fossili. «Il primo passo da fare è una bella perizia in maniera tale da determinare il valore esatto di riscatto – aggiunge Foini – e andare all’arbitrato con Enel. La perizia serve anche come base per preparare il bando di gara per la gestione».
Esempio guida per i sindaci bresciani deve essere Cologne. Su mille punti luce Foini ne trova la metà assolutamente non a norma, mezzi marci. «Enel Sole chiede 89 mila euro per la sostituzione di 160 pali – spiega Foini -. Da qui parte la marcia del riscatto e il Comune non ha dovuto sborsare una lira, proprio perché Enel non ha fatto in passato la manutenzione che doveva».
LE LEGGI CI SONO. La legge delle leggi che permette di intraprendere con una certa serenità l’iter per affrancarsi dall’egemonia di Enel Sole è il decreto legge 23 bis dell’8 agosto 2008. Un altro assist ai Comuni italiani lo fornisce la Corte di Giustizia europea che con l’atto 166 del 2009 (che riprende il 23 bis) esige una vera e propria liberalizzazione in fatto di illuminazione pubblica. Non è finita. La stessa Regione Lombardia nel suo piano energetico (Per) del 2007 invitava gli enti locali a riscattare i punti luce e ad intraprendere un percorso di risparmio energetico.
Il bluff del tacito rinnovo. La cosa più scontata che un’amministrazione si può sentir dire da Enel Sole una volta intrapreso l’iter di riscatto è che i contratti siglati tra gli anni Settanta e Ottanta scadono nel 2015 oppure includono il principio del tacito rinnovo.
«Enel Sole bara – taglia corto Foini – quei contratti sono da considerarsi nulli e la tacita proroga non esiste. Non lo dico io ma l’autorità garante della concorrenza che sollecitata da noi, ha risposto che va tenuto conto della sentenza della Corte di Giustizia europea».
Domanda delle domande: come è possibile che Enel Sole non si aggiorni alla concorrenza e insista nel portare avanti questo sistema? «Rispondo con le parole del garante per la concorrenza – chiude Foini – il monopolista è portato a difendere quello che ha spendendo più risorse di quelle che gli servirebbero per diventare competitivo sul mercato. All’estero non è così». Ormai molti Comuni hanno capito la lezione e si stanno attrezzando per chiudere i rapporti con l’Enel; con i tempi che corrono risparmiare è fondamentale.
Pietro Gorlani

 

Commenti chiusi