La Stampa, 24 settembre 2004
LE PROTESTE DI UN’AZIENDA AGRICOLA DI ALBENGA
«I lampioni rovinano i nostri crisantemi»
La produzione agricola è soggetta al rischio di molti nemici: la pioggia eccessiva, la grandine, la siccità, le malattie delle piante, i furti, le crisi di mercato, il cuneo salino, non ultimo l’inquinamento. Inquinamento che non è solo atmosferico ma che, nelle ristrettezze del territorio ligure, può diventare anche
«luminoso».
Ed è contro questo danno che reagisce una azienda agricola famigliare, i Delfino di regione Ariano, stanno protestando da quasi un anno nei
confronti del Comune e della ditta che ha impiantato l’illuminazione pubblica di una strada comunale, comunicante con le loro coltivazioni.
Ma quella luce, che certo è utile per i viandanti, non lo è per le colture del campo di crisantemi in vaso. Tanto che quella luce notturna (non debitamente schermata, come sarebbe possibile fare tramite specifiche «lamelle» attorno alla fonte luminosa) ha causato il danneggiamento non recuperabile di almeno un migliaio di vasetti
di crisantemi.
Spiegano i Delfino: «Il Comune, tramite l’assessore Rosy Guarnieri, ha imposto alla ditta appaltatrice Cane di mettere le ‘’lamelle”,
ma ormai è da molto tempo che attendiamo inutilmente». Dice Guarnieri: «Abbiamo diffidato la ditta esecutrice del lavoro, mettendola ufficialmente in mora. Ci è stato detto che si provvederà quanto prima».
La luce è divenuta in agricoltura un mezzo per accelerare o per ritardare la crescita delle piante. Sui suoi influssi già esistono
ricerche ma le esperienze studiate sono tutte relative alle forti illuminazioni (o alle forti schermature). Per quanto invece riguarda
le influenze di una illuminazione tenue e diffusa si sa ancora poco. Quanti casi di cattiva crescita delle colture è imputabile alla luce
notturna e gli stessi coltivatori non se ne rendono conto? D’altronde non si può chiedere ai contadini di fare come i grandi fotografi
che prima di fare uno scatto misurano la quantità di luce con l’esposimetro.
Dicono i Delfino: «Avevamo pensato di richiedere i danni al Comune ma non vogliamo avventurarci in una causa che si sa quando inizia e
non si sa quando e come finirà».