Serie di sette Articoli Pubblicati sul Giornale d Novara a cura di Silvano Minuto
3) IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO
Esasperazione del mercato
In queste note non parleremo dei danni all’ambiente, alla fauna, alla flora, della distruzione dell’ecosistema, della perdita del ritmo biologico degli animali che devono sottostare ad illuminazioni innaturali e della perdita della visibilità del paesaggio notturno. Tutte cose già dette e ripetute ma non ascoltate. Si parlerà principalmente dei pericoli che un’illuminazione irrazionale può provoca alla “circolazione stradale”. Visto che in questo settore ne va della nostra sicurezza e della vita di numerose persone, speriamo proprio che le indicazioni suggerite vengano prese seriamente in considerazione. é però doveroso fare una breve riflessione sulle strategie di mercato. Evidentemente i tecnici del settore devono fare i conti con il budget loro assegnato e si sa che i risultati vanno raggiunti o migliorati e che ogni insuccesso è visto come atto negativo che pregiudica la carriera.
Un esempio della tensione esistente nel settore si è potuta constatare durante un recente Workshop svoltosi a Torino “L’illuminazione Pubblica comunale: un settore in evoluzione tra nuove opportunità tecniche, gestionali e di mercato – 29 Novembre 1999”. Questi convegni sono sempre a senso unico e non vengono mai invitate le controparti. La tensione tra i partecipanti era palpabile e tutti hanno cercato di far ben figurare le proprie iniziative e quindi aver maggior peso sul mercato. Le nostre richieste di moderazione nelle illuminazioni non sono state gradite; ad esempio un rappresentante di una Soc. produttrice di energia elettrica (ne erano presenti naturalmente diversi) ha affermato quanto segue:
“”ebbene.. i ragazzi ormai non vedono più i polli e le mucche vive e quindi anche se non vedono più le stelle cosa importa: si vive lo stesso“”.
Quando per giustificare la vendita di energia non strettamente necessaria, si arriva a questo tipo di conclusioni, vuol dire che la spinta economica è superiore a qualsiasi altra considerazione di buona gestione del territorio. é vero che i ragazzi vivono lo stesso, però è anche vero che quando diventeranno grandi e magari insegneranno le loro esperienze ai più giovani non sentiranno più il bisogni di parlare delle stelle, della natura, dell’universo. L’importante è che non sappiano più pensare e quindi contrastare le iniziative irrazionali.
Un altro partecipante, che rappresentava una Associazione di categoria ha fatto poi notare che illuminando i monumenti durante la notte è possibile, magari, mettere in risalto dei particolari non visibili di giorno. Questa seconda affermazione rappresenta molto bene la necessità di trovare delle giustificazioni allo scempio che si sta facendo. Molti monumenti vengono illuminati male e in maniera sgradevole e anche nei periodi in cui nessuno li vede. L’affermazione non merita nessun commento (anche l’oratore nel pronunciare queste parole sembrava imbarazzato).
Scarso progresso tecnologico
C’è anche da notare una situazione difficilmente spiegabile riguardante lo scarso sviluppo tecnologico che hanno subito gli impianti di illuminazione esterna negli ultimi 20 o 30 anni. Mentre ad esempio nel comparto automobilistico il progresso è stato enorme (basti pensare ai fari di 20 anni fa e a quelli moderni per riscontrarvi una tecnologia che ha fatto passi da gigante), nel campo che ci interessa (salvo per quanto riguarda le lampade) è stato irrilevante. Ci si accontenta di utilizzare i prodotti esistenti sul mercato, molto spesso provenienti dall’estero, senza rendersi conto che il settore potrebbe procurare all’Italia migliaia di nuovi posti di lavoro.
Il primo che riuscirà ad imporre una nuova o più moderna tecnologia avrà in mano un mercato con un fatturato che solo per l’Italia è quantificato in decine di migliaia di miliardi. Il parco pubblico conta 8 o 9 milioni di apparecchi installati e quello privato è certamente rilevante. Rischiamo di perdere anche il poco mercato nazionale che ci rimane. La mancanza di tecnologia adeguata è ancora più strana in quanto i prezzi di listino di questi apparati sono superiore a quelli praticati per i fari delle automobili. Per rendersi conto di questa situazione basta osservate che anche i nuovi impianti, molto spesso, disperdono la maggior parte della luce sulle facciate della case e che la parte che colpisce il manto stradale è solo una percentuale assai ridotta del totale. Nei vari congressi e convegni, dove purtroppo si continuano a ripetere sempre le stesse cose, nessuno ha mai parlato delle iniziative per un miglioramento tecnologico dei prodotti.
Iniziative di mercato
La situazione in cui verte l’illuminazione esterna permette che sul mercato intervengano degli operatori, magari a livello globale, che propongano delle soluzioni che spesso sono in contrasto con le più elementari norme di salvaguardia dell’ambiente e del territorio. Vediamone alcune:
– nel 1998 si è riusciti, con un pò di fortuna, a non far adottare da parte dei Russi un progetto denominato “Zimaya” con il quale si intendeva illuminare vaste aree di territorio (100 e più km2) utilizzando giganteschi ombrelli posti su navette spaziali
– alla fine del 1999 è stata fronteggiare l’iniziativa di una società del Veneto che voleva ionizzare l’alta atmosfera terrestre ad oltre 100 km di altezza. Con potenti raggi laser si volevano proiettare spot pubblicitari visibili fino al 1000 km di distanza
– progetto presentato a Milano (febbraio 2000) denominato “l’alba di Milano” che consiste in una scultura di luce che dal prossimo capodanno dovrebbe indicare da lontano, di giorno e di notte la stazione centrale
– carnevale di Viareggio 2000: i 2 km della passeggiata a mare sono stati illuminati da ben 1 megawatt di luci e da 100 gruppi di fari rotanti laser da discoteca (come verranno impiegati in seguito??)
– cartelli luminosi progettati per essere posti sui pali della luce che con combinazioni varie possono proporre agli automobilisti durante la guida spot pubblicitari (Novara doveva essere un sito di sperimentazione)
– uno spettacolo ai limiti del carnevalesco (che speriamo non duri oltre la quaresima) è stato presentato in televisione come opera artistica. Si tratta della trasformazione della piazza principale dell’Aquila in uno sfolgorio di luci e colori dai contrasti orribili
– la città di Torino ha deciso di procedere alla illuminazione di tutte le fabbriche dismesse con impiego di milioni di watt.
Ultima in ordine di tempo, ma che verrà senz’altro superata tra pochi giorni, è la possibilità di acquistare o noleggiare in Francia, Italia e Inghilterra dei palloni aerostatici luminosi (con emissione in tutte le direzioni anche fino a 2000 watt di potenza). Sembrerebbe la solita notizia balzana, ma invece è proprio vero, basta una breve ricerca in internet.
Molte di queste iniziative sono suggerite o anche sponsorizzate dagli addetti ai lavori. Vengono illuminate zone di alta montagna, parchi e percorsi religiosi senza tener conto che così si distruggono degli ecosistemi. Le illuminazioni sono poi protratte anche nelle ore in cui questi luoghi non vengono frequentati o la visione dell’illuminazione abbia poco o scarso interesse o addirittura risulti contraria alle norme del codice della strada.