La Stampa – 26/11/2003
Ha cambiato il nostro rapporto con la notte: ma nell’era dei problemi energetici occorrerebbe razionalizzare l’uso della luce elettrica
A parte una brevissima visita sono giunto a Princeton nell’autunno del 1959 come ricercatore all’Università. All’epoca la cittadina era ancora piena delle memorie di Einstein e Thomas Alva Edison mi interessava ben poco. Solo recentemente ho scoperto che un suo bisnonno John Edison era agricoltore e possedeva una vasta estensione di terreno nei pressi di West Orange, località non distante da Princeton e in cui esiste un monumento che ricorda l’inventore. La famiglia si trasferì poi altrove e il nostro Edison nacque a Milan (Ohio) l’11 Febbraio 1847. La lista delle invenzioni di Edison è impressionante, oltre alla lampada ad incandescenza appare il fonografo, la batteria alcalina ferro-nichelio, una macchina per riprese cinematografiche. L’invenzione più longeva e nota è senza dubbio quella della lampada ad incandescenza. A parte la sostituzione del carbonio con il tungsteno e migliorie varie è ancora basata sulla idea originale di Edison. Meno nota ma di alto interesse per l’Italia è la storia parallela di Alessandro Cruto coetaneo di Edison nato nel 1847 a Piossasco, una cittadina nei pressi di Torino. Nel sito http://galileo.imss.firenze.it/milleanni/cronologia/biografie/cruto.html si legge che Cruto: Nel 1879, dopo aver assistito ad una serie di conferenze tenute da Galileo Ferraris, si dedicò a preparare un filamento di uso pratico per le lampadine elettriche ad incandescenza. L’anno successivo costruì un filamento che, unico fra quelli ottenuti da altri sperimentatori, aveva un coefficiente di resistenza positivo (che aumentava cioè con l’aumentare della temperatura). Impiantò ad Alpignano una fabbrica di lampadine, della quale tenne la direzione fino al 1889. L’industria di Alpignano sarà poi assorbita dalla Philips. Il filamento di Cruto è preparato per deposizione di grafite su un sottile filo di platino in atmosfera di idrocarburi; volatilizzato il platino ad alta temperatura, rimane il filamento di grafite purissima. Altrove ho letto che il brevetto della lampadina fu poi acquistato dalla Westinghouse e che le lampadine di Cruto riscossero grande successo nel 1882 all’esposizione iternazionale di Monaco ma ben presto, per la miopia degli industriali italiani dell’epoca, che non ritennero opportuno investire capitali per finanziare la produzione della lampadina, il successo di Alessandro Cruto fu oscurato dai risultati nel frattempo raggiunti da Thomas Alva Edison. I miei primi ricordi di Cruto sono ormai remoti e datano dall’era fascista, il regime lo presentava come vittima dell’imperialismo americano, se ben ricordo fu persino fatto un film sulla vicenda, opera di certo pesantemente condizionata dal clima politico . Una serena valutazione dei fatti sarebbe necessaria ma sarebbe troppo impegnativa in questa sede. La vicenda si presta tuttavia ad alcune considerazioni di fondo. Il nostro Galileo Ferraris , gloria del Politecnico di Torino e ispiratore di Cruto, ideò il motore a campo magnetico rotante ma vedi caso non lo brevettò , considerava la sua invenzione come un dono all’umanità. Purtroppo l’invenzione cadde nelle mani della General Electric, se ben ricordo venne a Torino persino il grande Tesla a questo scopo e la logica del mercato vanificò il sogno di Ferraris. Meglio sarebbe stato per noi brevettare l’invenzione a nome del Politecnico, forse avrebbe ancora oggi più fondi per la ricerca. Anche in questo caso gradirei una ricostruzione precisa dei fatti e ci si renda conto che le vicende di Galileo Ferraris e di Alessando Cruto non sono isolate. Siamo vittime dell’avidità altrui o piuttosto della nostra dabbenaggine? Negli Stati Uniti la corsa al brevetto è esasperata , un professore universitario o anche modesto ricercatore in campo tecnico che non possieda un brevetto si ritiene un fallito. Secondo voci che ho raccolto, non so quanto attendibili, la caccia al brevetto personale danneggia anche le grandi università che offrono laboratori di ricerca ben attrezzati senza ricavare alcun vantaggio. Una riforma della ricerca in Italia dovrebbe tenere conto del diverso costume esistente nel nostro paese rispetto a quanto accade negli USA ma ormai anche in altri paesi ad alto tasso di sviluppo come il Giappone. Non sono un sostenitore della dabbenaggine ma neppure della corsa esasperata al brevetto, in ogni caso occorrono regole che stimolino il progresso economico. Torniamo ora alla lampadina di Edison, alle nostre città inondate di luce, ai nostri problemi energetici e al cielo stellato. Se Kant tornasse ai giorni nostri non potrebbe più esaltare il «cielo stellato sopra di me», nelle grandi città ma ora anche nelle campagne le stelle sono un lusso inaudito o meglio invisibile. Non possiamo tornare indietro di 150 anni e abolire l’illuminazione pubblica, possiamo tuttavia razionalizzarla. Le strade delle nostre città sono illuminate da lampade irrazionali e sprecone che gettano luce verso l’alto e solo in parte verso il basso, là dove serve. Fari possenti esaltano monumenti storici nelle ore notturne in cui solo pochi nottambuli incalliti e qualche ubriacone possono contemplarli.
Tullio Regge