Luci di Artista a Torino fondazione città per l’illuminazione

Da La Stampa del 27/10/2002 FESTA DI PIAZZA PER MIGLIAIA DI PERSONE: TRA I COMMENTI PIU´ FAVOREVOLI QUELLO DELLO SCRITTORE LUIS SEPULVEDA
Torino accende la sua galleria a cielo aperto
Inaugurate ieri sera le 14 installazioni
previste da «Luci d´artista»

«Che bello, sembra di camminare dentro a una
favola» (Anita, 4 anni, ballonzolando dentro il
kilim luminoso e semovente di piazza Palazzo di
Città). «Adoro l´uso metaforico della luce, e la
sua dimensione ludica» (Luis Sepúlveda,
scrutando una piazza Bodoni ricca di suggestioni
psichedeliche). «Simplement fantastique!»
(Gérard Collomb, sindaco di Lione, a naso in su,
sotto il tappeto volante di cubetti colorati, in
piazzetta Mollino). S´accende la quarta edizione
di Luci d´Artista, galleria d´arte a cielo
aperto che quest´anno, attraverso i suoi 14 neon
d´autore, prova a coniugare nel cielo torinese
vestito a festa, letteratura, turismo
internazionale e citazioni filosofiche. Quaranta
giornalisti stranieri, Sepúlveda (e la sua
gabbianella) che ammira i gabbiani di Casorati,
la firma su un contratto con 14 città dei cinque
continenti per fondare la prima «Lighting urban
Community International Association» («per un
utilizzo sistematico della luce come componente
architettonica forte e virtuosa delle
metropoli»), due opere nuove firmate da artisti
come Airò e Vercruysse, rispettivamente in
piazza Palazzo di Città la prima, e in piazza
Bodoni la seconda. Tutto questo è Luci d´Artista
quarta edizione, un´idea di cui il sindaco
Chiamparino e il suo assessore alla Cultura
Fiorenzo Alfieri vanno fieri e non solo perché
ogni anno rimbalza con sempre maggior
frequenza sulle riviste straniere di cultura e turismo. La giornata inaugurale comincia presto, attorno a mezzogiorno, in Sala Rossa, protagonisti il primo cittadino di Torino e di Lione, uniti per sancire la nascita del network «Luci», rete di città che spazia da Shanghai a Ouagadougou per costruire un nuovo modo di valorizzare il tessuto urbanistico: usando la luce come complice nell´architettura e
nell´amministrazione della città. «Perché la
luce può essere anche il fondo del tunnel – dice
Chiamparino riferendosi a quella crisi che fa
ombra su Torino – ma la luce è anche trasparenza
oltre che bellezza, e uno stupendo strumento di
comunicazione». A dimostrare quest´ultima tesi,
sei ore dopo, c´è una piazza gremita di torinesi
in festa, tutti riuniti di fronte al Municipio,
in attesa della rivelazione di «Cosmometrie», di
Mario Airò, un omaggio a Giordano Bruno,
attraverso 42 disegni tratti dal libro «Adversus
Mathematicos» che si riflettono, come in un
caleidoscopio, sul selciato. Appena l´oscurità
lo consente, attorno alle sette meno un quarto,
i 42 proiettori allestiti da Airò si illuminano
nell´applauso generale. La piazza diventa un
enorme kilim sul quale i bambini, divertiti dal
giochetto, sono i primi a improvvisare un danza
«diventando loro stessi – come fa notare al
microfono l´assessore Alfieri – parte integrante
dell´opera d´arte». Il quarto viaggio attraverso
le 485 mila lampadine piazzate da Aem fra i
caseggiati del centro e della periferia (ma
soprattutto centro, quest´anno) per disegnare
una galleria d´arte «en plein air», comincia dal
Municipio, e fa soltanto due tappe, di fronte al
Regio per ammirare il tappeto di Buren e davanti
alla Mole per gustarsi il «Volo dei numeri
firmato Merz». Poi, un po´ in ritardo rispetto
alla tabella (ma come negare al sindaco di Lione
una puntatina sullo scalone ancora relativamente
fresco di restauro, di Palazzo Madama?), tutti
in piazza Bodoni, per attendere che quel muretto
in mattoni rossi guardato con ostilità da più di
un torinese, in questi giorni («Ma cosa succede?
Non avevano appena finito i lavori?!») si
trasformi in uno scenario metafisico: «La storia
dell´esistenza umana è la storia della continua
fuga dalle tenebre» dice Sepúlveda. «Ha proprio
ragione – commenta sottovoce una signora
osservando ammirata l´opera «Fontane luminose» – questo è un palcoscenico da Mille e una notte. E noi, principi della nostra città».

– Emanuela Minucci –

Inviato da Giancarlo Gotta

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