Corriere della Sera – Sabato 2 Febbraio 2002
Non è solo l’annullamento del fascino notturno, …
Non è solo l’annullamento del fascino notturno, del cielo stellato (tanto amato da Kant) e della Luna caprese che preoccupa nel progetto di illuminare a giorno i Faraglioni di Capri. E neppure l’incongruo consumo di energia in un momento in cui il risparmio energetico dovrebbe essere l’imperativo di tutte le amministrazioni. Quel che preoccupa i naturalisti del Wwf è l’effetto nocivo che la luce notturna provocherà sulla vita vegetale ed animale che popola quei famosissimi scogli. Per le piante rupicole di cui parla Edwin Cerio nel suo delizioso Flora privata di Capri non godranno certamente dell’improvvida illuminazione il rarissimo e bello Blu di Capri ( Lithospermum rosmarinifolium ), specie esclusiva, oltre che di Capri, dei promontori algerini. O la preziosa Kochia saxicola , definita dal grande botanico Pignatti «una delle piante più rare ed interessanti della Flora italica». E neppure le rosee violacciocche lanuginose ( Matthiola incana ), o i finocchi di mare e altre specie tipiche delle falesie contate da Shakespeare nel (Re Lear). Ma l’inconsulta pioggia di fotoni danneggerà soprattutto la fauna, sovvertendone i ritmi di vita: penso alla splendida lucertola azzurra dei Faraglioni ( Lacerta sicula coerulea ), specie unica al mondo, al falco pellegrino, al leopardiano passero solitario, ai grandi gabbiani reali, ai rondoni maggiori e ai tanti altri uccelli che su queste rupi isolate e tranquille sostano e nidificano da sempre. Ma poi, nessuno lo ha ancora detto, vogliamo infine parlare della pacchianeria di illuminare tutto dai ponti alle chiese, dalle cime dei monti ai palazzi, dalle grotte alle cupole? Vogliamo davvero perdere per sempre il fascino dell’oscurità, del buio, del silenzio in nome del consumismo da luminaria di paese?