Pregiatissimo Direttore,
Sono rimasta a dir poco sconcertata dall’articolo di Antonino Zichichi “A proposito di inquinamento luminoso” pubblicato nel numero 43 di Famiglia Cristiana. Quale responsabile per le attività di didattica e divulgazione dell’astronomia presso l’Osservatorio Astronomico di Padova, sede di Asiago, parlo ogni giorno a studenti e insegnanti del problema dell’inquinamento luminoso e del cielo stellato che stiamo di giorno in giorno perdendo. Non condivido nessuna delle affermazioni, a mio avviso superficiali e fuorvianti, riportate nell’articolo, a partire da quella iniziale, “la luce non è sorgente di inquinamento”. Un fenomeno che ci toglie parte del paesaggio in cui viviamo è a tutti gli effetti inquinante. D’altra parte se cerchiamo nel dizionario il significato di inquinamento leggiamo che è un’alterazione di un qualsiasi elemento o di una qualsiasi sostanza naturale (Devoto, Oli), o l’introduzione nell’ambiente di sostanze o fattori fisici in grado di provocare disturbi o danni all’ambiente stesso (Zingarelli). La luce artificiale quando altera la nostra percezione del cielo notturno è, quindi, una forma di inquinamento.
Sono laureata in fisica, ho conseguito il dottorato di ricerca in astronomia e non posso che essere affascinata dalla equazioni di Maxwell e dall’ elettromagnetismo, che però non va confuso con l’illuminotecnica. Il parallelismo adottato nell’articolo tra utilizzo della luce e grado di civiltà mi pare a dir poco inopportuno e fonte di confusione concettuale.
Sarebbe come affermare che l’impiego della bomba atomica è sinonimo di civiltà perché la fisica nucleare, di cui la bomba atomica è figlia, è una delle maggiori conquiste della scienza. “Perfezione nei mezzi, confusione
nei fini” è la lucida descrizione di Albert Einstein del modo in cui la nostra civiltà adopera le sue più grandi conquiste scientifiche. Così è anche per la luce: utilizzo non dovrebbe essere sinonimo di sperpero. Ciò che produce il fenomeno dell’inquinamento luminoso sono soprattutto quelle sorgenti di luce artificiale che proiettano i loro fasci luminosi verso l’ alto, con inutile spreco di energia e denaro. Una più attenta progettazione dei nostri impianti di illuminazione basterebbe per contenere il problema, limitando di molto l’immissione di luce artificiale verso il cielo.
Infine, lasciamo gli slogan “lo zucchero fa bene al cervello”, “mi vuoi tutta ciccia e brufoli”, “la luce è vita e progresso” … agli spot pubblicitari.
Cordialmente,
Dr. Lina Tomasella