Gazzettino di Venezia – 12/04/2002
Publicata la lettera di protesta, di una privata cittadina (membro di Cielobuio), contro la nuova illuminazione di Venezia. Caro Gazzettino,
mi hanno spiegato che sono “moderne” lampade a vapori di mercurio quelle che verso metà marzo hanno trasformato la notte di campo San Giacomo dell’Orio. E purtroppo non solo di questo campo.
Con una velocità e una discrezione inusuale, alcuni tecnici incaricati dal Comune hanno sostituito tutte le vecchie lampade ad incandescenza, aumentato in maniera spropositata e ingiustificata i punti luce ed hanno anche cambiato i bracci delle lampade che hanno un disegno totalmente fuori luogo.
Appena cala la notte, sembra, finalmente, di essere in un luogo surreale, in una sorta di “Venezia in miniatura” disneyana, dove le secolari absidi e il magnifico campanile non sono che un fondale per pubblicizzare la nuova filiale della Cassa di Risparmio di Venezia che già da tempo attenta alla luce soffusa del campo con le sue invasive insegne luminose. Ringrazio invece la Coop per aver rinunciato alle insegne notturne.
Mi domando perché non si siano fatte delle prove per misurare l’invasività di questa scelta e se ci si rende conto che si è riusciti a deturpare la bellezza di uno dei posti più belli di Venezia sovvertendo radicalmente i delicati rapporti di luce ed ombra che permettevano di godere delle architetture e di contemplare il cielo stellato.
Mi domando come, nell’intervenire su Venezia, non riesca a prevalere il buon senso se non il gusto estetico. Queste lampade sono, come dicevo prima, a vapori di mercurio, sostanza molto tossica e hanno bisogno di un reattore per l’innesco dell’accensione (la scatola grigia vicino al lampione) e vengono così a costare molto di più di quanto si risparmi di energia rispetto alle lampade tradizionali.
Credo che gran parte dei cittadini condivida questa mia posizione.
Cosa possiamo fare per riappropiarci delle notti veneziane?
Architetto Marzia Villella