Sul “Corriere della Sera” di oggi c’è un articolo di Paolo Maffei sull’inquinamento luminoso che riporto qui sotto:
Come affrontare l’inquinamento luminoso
Risparmiare energia senza oscurare le stelle
risposta anche all’articolo di Zichichi
A causa dell’inquinamento luminoso 7 italiani su 10 vivono in un perenne plenilunio artificiale secondo il rapporto appena completato da Pierantonio Cinzano e Fabio Falchi dell’Università di Padova e da Christopher Elvidge del National Geophysical Data Center americano. Sull’argomento grande scalpore ha suscitato in diversi ambienti (amanti del cielo, ambientalisti, esperti di problematiche energetiche e di illuminotecnica, ecc.) un articolo pubblicato dal professor Antonino Zichichi su «Famiglia Cristiana». Le immediate reazioni sono state di sgomento e indignazione. Sgomento per la leggerezza e mancanza di conoscenza con cui sono stati trattati tutti i problemi implicati. Indignazione nel leggere come l’articolo presentava l’inquinamento luminoso a un vastissimo pubblico che non lo conosceva, mentre tanti esperti, Enti e Stati si dedicano a combatterlo. In Italia sono già in vigore sette leggi regionali. E l’argomento è stato presentato proprio giocando sulla parola «inquinamento» che non significa solo, come è stato scritto, avvelenare l’acqua o l’aria con sostanze nocive, onde acustiche o fumi ma, più in generale, anche: contaminazione, peggioramento, deterioramento. Basta consultare un vocabolario. Nei più moderni è specificato e spiegato anche: «Inquinamento luminoso». In realtà tutti vedono che il cielo notturno sopra alle città e nei loro dintorni è deteriorato, spesso notevolmente. Da un monitoraggio effettuato nell’ambito del ministero della Pubblica istruzione è risultato che dalle più importanti città italiane e da gran parte del territorio nazionale si riescono a vedere le stelle fino alle magnitudini 3-3,5, cioè circa 160 stelle. In pratica chi abita in quelle zone perde la visione del 90 per cento del cielo stellato.
Nel titolo dell’articolo in questione si afferma: «La luce è vita e progresso». È certamente vita, ma soprattutto se si alterna al buio. Il ciclo giorno-notte è essenziale alla vita dell’uomo coincidendo tra l’altro con quello attività-riposo. Qualsiasi alterazione di questo ciclo attraverso le luci artificiali nuoce alla salute in proporzione alla sua entità. Chi deve lavorare nelle ore notturne conosce bene i disturbi dovuti all’alterazione dei ritmi circadiani. Inoltre la luce artificiale può provocare danni occasionali come quelli da abbagliamento e, a lunga scadenza, alterazioni della vista, come l’aumento della miopia nei bambini.
La luce è vita. Ma per alcune specie di uccelli migratori si tratta anche delle luci delle stelle con le quali si orientano. Le luci artificiali dirette verso l’alto li tradiscono e li uccidono. Si potrebbe scrivere un libro sulle alterazioni che subiscono la fauna e la flora delle città in cui la luce artificiale domina su zone estese e per tutta la notte. Pensiamo solo alla funzione clorofilliana. E se le piante non possono reagire, basti ricordare gli orsi di un parco pubblico degli Stati Uniti illuminato a giorno, che hanno distrutto i lampioni che disturbavano il loro riposo notturno.
Quanto al progresso, se anche in passato fosse stato precluso il 90 per cento del cielo notturno saremmo rimasti veramente all’età della pietra come si ironizza nell’articolo, che difende l’illuminazione artificiale. Sarebbe troppo lungo ricordare quanto l’Astronomia abbia contribuito al progresso dell’uomo in tutti i campi. Non per niente ebbe una musa e fu chiamata «regina delle scienze».
Oggi, invece, a causa delle luci artificiali, gli astronomi sono costretti a trasferire i loro telescopi in luoghi remoti. Ciò non significa che le città debbano ripiombare nell’oscurità come nei secoli passati. Devono essere illuminate molto meglio inviando la luce artificiale solo dove serve, in particolare verso il suolo, eliminando la luce diffusa e quella rivolta al cielo. L’eliminazione di queste luci inutili diminuirebbe anche l’inquinamento per produrle. Devono essere soppresse le sorgenti abbaglianti e, al tempo stesso, essere illuminate le zone d’ombra, entrambe fonti di pericolo sotto molti aspetti: dalla criminalità alla circolazione stradale. Tali provvedimenti non solo sono poco costosi per adeguare gli impianti esistenti e non cambiano i costi di quelli nuovi, ma permettono di ottenere una riduzione del consumo fino al 30-40 per cento. Basti citare la città di Frosinone dove sono in stato di avanzata applicazione le norme legislative contro l’inquinamento luminoso della Regione Lazio. La messa a norma del 60 per cento dei lampioni stradali e la quasi completa eliminazione delle sfere a diffusione libera, ha già ridotto il consumo di energia del 30 per cento. Dall’alto la città appare più buia di altre minori, ma le strade sono illuminate meglio: non sono aumentati né i reati né gli incidenti stradali e l’amministrazione comunale è stata addirittura ringraziata da utenti della strada abituali, come gli autisti del Co.Tra.L, per il notevole miglioramento della visibilità a terra e la facilitazione dell’osservazione notturna.
Se saranno arginate e ridotte quelle macchie luminose che i satelliti artificiali mostrano oggi in continua espansione sulla superficie terrestre, vorrà dire che non solo si sarà compiuta un’utile operazione economica e sarà stata razionalizzata la grande applicazione tecnologica della luce artificiale non facendone più un arrogante uso indiscriminato, ma sarà stato restituito all’umanità un bene che da sempre gli era appartenuto.
Paolo Maffei