Enti di illuminotecnica e inquinamento luminoso – 17 Aprile 2001

stò rivedendo la bozza di un documento del Comitato Tecnico 4-21 della CIE (Commission Internationale de l’Eclairage, l’ente mondiale di illuminotecnica) di cui sono membro da anni. é una specie di commissione-per-la-norma-UNI su scala mondiale e stà preparando delle Raccomandazioni per la limitazione della luminosità del cielo che poi – come é consueto per le Raccomandazioni CIE – costituiranno la base delle norme tecniche dei vari Paesi del mondo.

Di questo Comitato Tecnico faccio parte da molti anni assieme ad alcuni astronomi, prima come membro corrispondente e, dopo lunga gavetta, come membro effettivo. Ne fa parte da qualche anno un’altro italiano, il Prof. Soardo, che invece ne é stato ammesso istantaneamente come membro effettivo, appena presentatosi al presidente, anch’egli un illuminotecnico.
La bozza la dice lunga sull’atteggiamento delle organizzazioni di illuminotecnica nei riguardi della lotta all’inquinamento luminoso. Essa conferma ciò che ho sempre sostenuto e cioé che le organizzazioni di chi ha interessi economici nel campo dell’illuminazione non sembrano in grado di effettuare alcuna credibile azione contro l’inquinamento luminoso.
Contrariamente “alla base” dei piccoli progettisti che invece in molti casi sembrano darsi da fare seriamente.
Tra i provvedimenti per “minimizzare” ‘inquinamento luminoso della versione attuale della Bozza meritano di essere citati:

-limite del 25% al flusso luminoso emesso verso l’alto dagli apparecchi di illuminazione nelle aree urbane “con uso misto residenziale,industriale e commerciale e considerevole movimento notturno” e del 10% nelle zone ove si trovano Osservatori amatoriali aventi telescopi della classe dei 30 cm.
(Come sapete, il flusso riflesso verso l’alto da una strada illuminata é dell’ordine del 10%, quindi in queste zone l’inquinamento luminoso sarebbe da due a quattro volte più grande del necessario).
-limite (nelle stesse zone) di 25 lux all’illuminamento prodotto sulle facciate delle case circostanti dalla luce dispersa dalle installazioni sportive (Per inciso, 20 lux é l’illuminamento previsto dalla normativa di sicurezza nelle aree di lavoro con traffico veicolare, anche di autotreni).
-limite di 7500 cd all’intensità luminosa inviata fuori dalla struttura dagli stessi impianti (Per inciso, é grossomodo uguale all’intensità luminosa sull’asse (!) di un buon apparecchio stradale da 250w con lampada al sodio ad alta pressione).
-un osservatorio amatoriale o di tipo divulgativo non potrà essere costruito a meno di 10 km da una grande città o di 5 km da una piccola.
Altrimenti sarà fuori norma, con buona pace di chi parla di “riportare la cultura tra la gente”.
In queste zone non é però vietato rivolgere lo sguardo verso l’alto.
Immagino che rimarrebbe comunque la possibilità di fare serate osservative pubbliche, tipo Luna Rossa, qualora il treppiede degli strumenti non fosse di tipo fisso.
Questi erano solo i più eclatanti ma non i più importanti. Comunque non disperate, perché la bozza cambierà ancora molte volte e conto nel buon senso e nella serietà dei membri del Comitato.
Resta però il fatto che chi -qui in Italia- continua a correre dietro alle organizzazioni di illuminotecnica, illudendosi in un loro serio contributo alla lotta all’inquinamento luminoso, secondo me sbaglia di grosso.
Pierantonio

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