Udine spegne le luci inutili e usa meglio i suoi impianti

Previsti risparmi fino a 650 mila euro dal piano di riduzione dei costi per l’illuminazione pubblica che ora costa oltre 3 milioni e 300 mila euro all’anno.

 

Spegnere i punti luce inutili, utilizzare i parzializzatori di flusso e accensione-spegnimento degli impianti tramite sensore crepuscolare.
Sembra di parlare della scoperta dell’acqua calda, almeno per chi, come noi di Cielobuio, invoca da tempo misure di contenimento dello spreco e un utilizzo più sostenibile dell’illuminazione pubblica. Eppure, proprio su questi semplici regole di buon senso si è scatenato a Udine, in Friuli Venezia Giulia, un mezzo putiferio. I quotidiani locali, a inizio febbraio, per giorni hanno parlato inopinatamente di spegnimento delle luci e di città al buio, le opposizioni hanno tuonato contro la decisione dell’Amministrazione comunale di attuarle parlando di pesanti conseguenze e, naturalmente, non è mancato neppure “l’esperto” di turno che ha paventato gravi rischi per la sicurezza.
Poteva poi mancare il profeta dei led? Ovviamente no. E così c’è stato anche chi ha affermato che il Comune, anziché spegnere le luci, doveva investire su questa nuova tecnologia, ignorando che costa così tanto, rispetto al sodio ad alta pressione, da essere economicamente insostenibile, per non parlare ovviamente di tutte le gravi conseguenze sulla salute e sull’ambiente.
Vediamo in dettaglio cosa ha deciso il Comune di Udine che, a onor del vero, da quando è entrata in vigore la normativa regionale sul risparmio energetico e contro l’inquinamento luminoso, è stato tra i più virtuosi nel rispetto delle poche semplici regole prescritte, almeno per quanto concerne i nuovi impianti.
Per risparmiare parte dei 3 milioni e 300 mila euro sborsati ogni anno per mantenere l’illuminazione (dei quali il 40 per cento di sola bolletta) su ben 14 mila punti luce in funzione, la Giunta guidata dal sindaco Furio Honsell ha deciso di spegnere 837 punti, tutti ubicati su lampioni dove altrimenti restavano accese due lampade. All’inizio gli spegnimenti previsti erano 900, ma dopo tutto il can can di polemiche e addirittura un incontro in Prefettura, si è deciso di ridurre il numero degli spegnimenti. Inoltre, – diciamo noi finalmente – si useranno i parzializzatori di flusso che ridurranno i consumi del 20 per cento, cui si sommano i benefici introdotti dagli interruttori crepuscolari. A conti fatti, si riuscirà risparmiare fino a 650 mila euro l’anno.
Anche altri Comuni del Friuli Venezia Giulia, viste le bollette da infarto e il taglio drastico dei trasferimenti, si stanno rimboccando le maniche per ridurre dove possibile i costi di gestione e manutenzione di una rete di illuminazione pubblica che, da anni, continuiamo a ripetere è sovradimensionata e fonte inesauribile di spreco di energia e risorse economiche.
Insomma, il Comune di Udine non ha fatto altro che estendere agli impianti esistenti parte delle norme fissate dalla legge regionale 15/07 (parzializzatori) confermando con la propria azione che si può risparmiare molto e che sprecare serve soltanto a ingrassare le solite lobby dell’energia.

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