Le Scienze – luglio 2004 n°431
di Tullio Regge Ero un ragazzino e non avevo la minima idea degli orrori della guerra, quando vidi in via Po a Torino il re Vittorio Emanuele III che apriva la parata dei poveracci che partivano per la Russia equipaggiati per la guerra etiopica. Ne tornò uno su dieci. Tra i sopravvissuti, il Nobel Dulbecco. Pochi mesi dopo, se ben ricordo era il 1941, la città fu duramente colpita dai bombardamenti alleati, e la nostra famiglia si rifugiò a Borgo D’Ale, un paesino nel Vercellese.
Fuori città, e in un rigoglioso regime bellico di oscuramento, esplorai cieli mitici con un telescopietto dono di mio padre. Da casa mia potevo ammirare la Galassia M31 di Andromeda, Giove e Saturno e altre meraviglie del cielo. Il mio telescopio mi fu infine sequestrato e purtroppo mai reso da partigiani che lo usarono per osservare il movimento delle truppe nazifasciste lungo l’autostrada Torino-Milano.
Alla fine della guerra, una volta tornati in città, mio padre me ne regalò un altro più grande, ma la mia gioia durò poco: l’illuminazione cittadina si era ormai scatenata, e in pochi mesi ci derubò del cielo stellato.
E’ passato più di mezzo secolo, ma il cielo stellato continua ad affascinarmi. Non sono solo: la passione per lastronomia unisce entusiasti di ceto, fede e nazionalità diverse. Ho osservato ben quattro eclissi totali di Sole (la prima nel 1961, in Liguria, esperienza straordinaria e indimenticabile) e tre comete, tra cui quella storica di Halley. Ho anche osservato più volte il passaggio di Mercurio davanti al Sole, evento abbastanza frequente. Durante una mia visita in Cile, sono trascorsi circa venti anni, ho brigato per poter visitare l’Osservatorio di Cerro Torolo, dove mi fu affidato un riflettore da 40 centimetri. Il cielo stellato era di una purezza indescrivibile, e potei ammirare l’ammasso globulare Omega Centauri a forte ingrandimento esploso in una palla sferica di stelle scintillanti, un’altra vista indimenticabile.
Leggerete questo articolo quando il pianeta Venere sarà già transitato davanti al Soleva mattina dell’8 giugno, evento rarissimo che si ripete ogni 122 anni: l’ultima volta fu osservato nel 1882.
Vorrei che il transito di Venere, evento altamente pubblicizzato, rinnovasse l’interesse di tutti ma in particolare dei giovani per le meraviglie del cielo, interesse da cui storicamente è nata la scienza moderna.
Purtroppo i cieli cittadini sono nascosti alla nostra vista per colpa di impianti vetusti, inefficienti e anche costosi. L’impatto dell’inquinamento luminoso potrebbe essere fortemente ridotto: dotiamo i lampioni stradali di coperchi che riflettano la luce verso il basso, là dove serve.
Se questi impianti fossero opportunamente progettati, si potrebbe persino ridurre il consumo di energia. Purtroppo si è estinto nelle folle il ricordo del cielo stellato, e manca la volontà politica di porre rimedio. Peggio ancora, continua la corsa maniacale all’illuminazione abbagliante di monumenti storici nelle ore piccole a beneficio di pochi nottambuli e di qualche ubriacone cui non potrebbe importare di meno. Diamoci da fare.
Tullio Regge