Per risparmiare energia bisogna cambiare strada

Lampioni, insegne, vetrine: spreco e inquinamento luminoso. Ma c’è chi, con una giornata di mobilitazione, propone un rimedio. Un salto nel buio? No, una legge che parte dal basso. Anzi dal marciapiede. Il Venerdì di Repubblica del 10 ottobre pubblica un bell’articolo della giornalista Marcella Miriello in tema di risprmio energetico.
“In tempi di blackout disperdere il 30 per cento dell’elettricità utilizzata nell’illuminazione pubblica sembra un paradosso. Ma è così: secondo l’Unione Astrofili Italiani, tra le più importanti associazioni astronomiche europee, lo spreco anche economico si aggira intorno ai 206 milioni di euro per difetti legati alla progettazione, realizzazione o gestione degli impianti di illuminazione esterna.
Il fenomeno è allarmante. Negli ultimi trent’anni la luminosità d’origine artificiale si è quadruplicata con il risultato di “spegnere” le stelle. Secondo Nature, la prestigiosa rivista scientifica, molte popolazioni, incluso l’80% degli Statunitensi, non hanno più una vera notte, definita come cielo più buio rispetto al crepuscolo in mezzo all’oceano.
L’articolo continua con un’intervista al presidente UAI «I lampioni incriminati – spiega Emilio Sassone Corsi, presidente dell’Unione Astrofili Italiani – sono quelli a palla o a lanterna perché proiettano verso la strada soltanto una parte della luce. Il resto si disperde verso l’alto, sulle facciate dei palazzi o direttamente negli occhi degli automobilisti. Non solo. Poi ci sono i fari rotanti delle discoteche, le luci delle autostrade, le insegne luminose dei negozi e così via».
«Illuminare la notte a giorno – dice Lucia Corbo di Legambiente astronomia e Unione Astrofili Italiani – crea squilibri anche agli animali. E’ ormai certo che gli uccelli si orientano di giorno col Sole e di notte con la stella Polare. Le troppe luci che si disperdono verso l’alto fanno loro perdere le rotte. Studi fatti sulle tartarughe marine invece, hanno evidenziato che non depongono le uova se non c’è buio totale. Infine galli e pettirossi stressati dalle troppe luci, scambiano la notte per il giorno e diventano l’ossessione di chi durante la notte vorrebbe dormire».
«Il buio concilia il sonno e aiuta a rilassarsi dallo stress – prosegue la Corbo – Studi recenti dell’Università del Connecticut hanno lanciato l’allarme degli effetti che la “rottura” dei ritmi circadiani provocati da eccessiva luce o dal lavoro notturno, possono avere sulle disfunzioni endocrine e sul cancro al seno nelle donne».
Bisogna quindi rassegnarsi e tornare al buio medioevale? Ovviamente no. Basta utilizzare le tecnologie giuste.
Cielobuio, l’associazione che dal 1997 opera per la salvaguardia del cielo notturno e che ha sostenuto la legge adottata in Lombardia contro l’inquinamento luminoso, non ha dubbi. Schiacciare la luce verso il basso senza disperderla per aria, non significa spegnere le città bensì illuminarle meglio dove il cittadino mette i piedi. Non solo: si possono diminuire le potenze irradiate quando di notte le città sono praticamente deserte e spegnere le insegne pubblicitarie quando i consumatori sono a dormire. E per sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno spesso sottovalutato o addirittura ignorato, il 25 ottobre L’Unione Astrofili Bresciani organizza l’XI Giornata Nazionale sull’Inquinamento Luminoso (il calendario degli appuntamenti sarà pubblicato sul sito Internet www.cityline.it).”

Sintesi a cura di S.T.

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