Coelum – Settembre 2003
Il baby-astrofilo di Southampton a 9 anni vince contro l’inquinamento luminoso e torna a vedere le stelle!
Sembra davvero una bella favola moderna, ambientata nel mondo dell’astronomia amatoriale…
Principali interpreti: un bimbo, vittima di un’ingiustizia (Gorge Wardley, baby astrofilo di 9 anni di Southampton. Inghilterra meridionale), il cattivo di turno (le insegne luminose di un concessionario d’auto, sotto casa) e il cavaliere buono che ristabilisce la giustizia (la locale sezione del City Council, il consiglio comunale di Southampton).
Ma la storia – riportata dal quotidiano locale Daily Echo – è veramente accaduta, e ci racconta, con una piccola morale, di come sia possibile per chiunque riappropriarsi di un diritto che molti ritengono oramai perduto per sempre.
Tutto comincia quando George, scolaro di 9 anni con una grande passione per il cielo stellato, una sera scopre che non riesce più a inquadrare con il suo telescopio nemmeno le stelle più luminose di Orione, anzi… le stelle non ci sono proprio più!
Tutta colpa “delle orrende luci – sono le parole di Karen, mamma di George – del concessionario sotto casa che proiettano nel cielo serale una uniforme, orribile luce arancione che nasconde le stelle”.
Le luci del garage del concessionario entrano direttamente dalle finestre della camera di George, e il ragazzino non sa darsi pace. Aiutato dai genitori e dalla locale associazione degli astrofili, decide così di accettare la battaglia e rivolgersi alle autorità competenti per “poter tornare a vedere le stelle”.
Comune e Tribunale locali gli danno ragione, ma la St. James Motor Co. (il concessionario) ricorre in appello.
A questo punto viene richiesto un arbitrato del Ministero degli Enti Locali che, dopo una formale istruttoria, dà definitivamente ragione a George, e il 27 giugno scorso emette la sentenza esecutiva: il bambino ha tutto il diritto di vedere le stelle, e il concessionario ha una settimana di tempo per rimuovere l’insegna “colpevole”.
Il proprietario stavolta abbozza e dichiara l’intenzione di “voler sempre soddisfare le richieste della clientela”.
La notizia viene accolta con gioia da George e famiglia, ma suscita l’entusiasmo anche della Southampton Astronomical Society: “è una bella vittoria, che ci dà speranza dopo una lunga lotta contro l’inquinamento luminoso, particolarmente grave nella nostra area: temevamo che i nostri bambini crescessero pensando che la Milky Way (la Via Lattea in inglese; è anche il nome di una nota marca di dolciumi britannica. N.d.r.) fosse soltanto una barra di cioccolato…” dice Lilian Hobbs, responsabile dell’associazione.
Ma ancora non è finita: il proprietario del garage, Jason Hove, ci ripensa e presenta un nuovo ricorso, sostenendo che la pretesa di far rimuovere anche l’insegna principale del concessionario rischia di affondargli il business, privando i potenziali clienti del necessario richiamo pubblicitario.
“Siamo stati qui per 21 anni – si lamenta Hove – a vendere auto di prima scelta, e ora cercano di metterci a tappeto”.
Per questo si è rivolto nuovamente al Comune, che ha nominato un esperto per un nuovo sopralluogo: ma questi, dopo un’ispezione all’area, h approvato la decisione originaria, e il consiglio comunale ha così confermato la delibera già approvata: Via l’insegna!
La motivazione addotta dal concessionario, che “la città è piena ovunque di insegne pubblicitarie” non è stata sufficiente per riaprire la questione.
Nulla vieta comunque al rivenditore di chiedere al “City Council” l’autorizzazione per installare una nuova insegna più appropriata e meno inquinante, che non disturbi le osservazioni di George…
La redazione di Coelum si associa alla soddisfazione della Southampton Astronomical Society, e fa i migliori complimenti a Gorge, con l’augurio a lui di cieli sereni per tante belle osservazioni, e a tutti noi che la sentenza inglese possa fare giurisprudenza in tema di inquinamento luminoso, segnando una significativa inversione di tendenza dopo tanti anni di polemiche e battaglie.
Francesco Berengo