estratto da Il Dolomiti.it
Monte Mucrone illuminato con il tricolore per l’Adunata degli Alpini. L’esperto: “Manca la consapevolezza in materia di inquinamento luminoso”
L’Italia è il paese del G20 dove i livelli di inquinamento luminoso sono i più alti e dove si stima che circa 8 persone su 10 non riescano a vedere un cielo non contaminato da luci artificiali. Tobia Invernizzi Martini, referente regionale della sezione lombarda di CieloBuio, ha risposto ad alcune domande in termini di legislazione e di inquinamento luminoso in montagna.
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Guardare un cielo stellato sta diventando un’esperienza sempre più rara anche sulle Alpi italiane. Oltre all’inquinamento luminoso creato dalle città e dalle strade, a volte si aggiungono altri tipi di fonti luminose. Durante l’adunata degli Alpini a Biella, programmata per il secondo fine settimana di maggio, la cima del Mucrone (2.335 metri) è stata illuminata a giorno con il tricolore per rendere omaggio al corpo militare nel suo annuale ritrovo. Sempre più spesso le pareti rocciose del nostro paese stanno diventando una “tela” per sponsorizzare eventi sportivi (come il Giro d’Italia) o per scopi commerciali (come sulle Dolomiti).
Secondo uno studio del 2016, circa un terzo della popolazione mondiale non è in grado di vedere la Via Lattea proprio a causa dell’inquinamento luminoso e da allora questa percentuale è in crescita. L’Italia è il paese del G20 dove i livelli di inquinamento luminoso sono i più alti e dove si stima che circa 8 persone su 10 non riescano a vedere un cielo non contaminato da luci artificiali. Gli effetti spaziano dall’alterazione del ritmo circadiano e dalla produzione di melatonina ai costi economici legati ad un’illuminazione eccessiva, passando dagli effetti sulla fauna migratoria e degli insetti.
Da 25 anni l’associazione CieloBuio sta monitorando i cieli italiani per aiutare i cittadini e gli enti a contrastare gli abusi di inquinamento luminoso, promuovendo l’estensione della legislazione in termini di contenimento dell’inquinamento luminoso in tutte le regioni italiane. Tobia Invernizzi Martini, referente regionale della sezione lombarda di CieloBuio, ha risposto ad alcune domande in termini di legislazione e di inquinamento luminoso in montagna.
Quando nasce CieloBuio e quali sono stati i principali risultati dell’associazione degli ultimi anni?
“CieloBuio nasce nel 1998 ma formalmente solo nel 2000; quest’anno è il nostro 25esimo compleanno, anno in cui siamo diventati un ente del terzo settore. Siamo un’associazione nazionale laica e apartitica, di protezione ambientale, articolata in referenti regionali e territoriali e con un Commissione Tecnico-Scientifica. CieloBuio è ed è stata la principale – anzi, quasi sempre l’unica – associazione che è stata co-autrice, insieme ai funzionari di quasi ogni regione italiana, di tutte le leggi regionali per il contrasto dell’inquinamento luminoso, usando come vettore il risparmio energetico”.
Durante l’Adunata degli Alpini il Mucrone è stato illuminato con il tricolore. Questi episodi stanno diventando sempre più frequenti in occasione di grandi eventi e per questo non se ne discute l’impatto in termini di inquinamento luminoso. Cosa manca nell’applicazione della legge e come impattano queste installazioni?
“Manca una conoscenza delle norme e, ancora prima, manca la sensibilità di chiedersi se un tale impianto è legale o ha degli impatti sulla fauna e sulla natura. Prima gli enti locali, ma oggi anche i privati cittadini, sembrano ignorare totalmente la questione; c’è chi scopre per la prima volta la locuzione “inquinamento luminoso” quando questo viene fatto notare. Attualmente non esiste una norma nazionale ma le leggi regionali sono validissime e robustissime: nel 2000 la legge regionale della Lombardia (L.R. 17/2000) è stata la più avanzata del mondo, a tal punto da essere ricordata ancora oggi nei paper scientifici come “the Lombardy case”. 25 anni dopo pochissime nazioni europee si sono dotate di una legge nazionale anti inquinamento luminoso e quasi nessuna ha eguagliato la legge lombarda del 2000 e, a seguire, tutte le altre leggi regionali che sono seguite”.
Vedere un cielo buio è ormai impossibile anche sulle Alpi eppure ci emoziona ancora molto. Quali potrebbero essere le richieste dell’associazione CieloBuio alla politica locale per fare sì che questo capitale naturale non venga dimenticato?
“Conoscere la legge e farla rispettare. Il legislatore ha individuato nei comuni gli enti preposti al monitoraggio, al controllo e a comminare le sanzioni amministrative. Spesso però, non solo il comune è totalmente all’oscuro di queste normative, ma addirittura è reticente a effettuare i controlli e intimare lo spegnimento/modifica di un impianto di illuminazione esterna. L’inazione politica dei comuni è omissione di atti d’ufficio, che è un reato (art. 328, codice penale). In Lombardia c’è una peculiarità estremamente sconfortante: ARPA Lombardia è da 25 anni che si rifiuta di adoperarsi per il contrasto dell’inquinamento luminoso, anche dopo le segnalazioni di cittadini, dell’associazione e persino dei comuni lombardi. Al contrario, una vera e propria eccellenza in materia è invece ARPA Veneto”.
Come già successo, quando si parla di installazioni luminose sulle pareti montane spesso l’ignoranza in materia legislativa è il primo passo per l’autorizzazione di questo tipo di impianti. L’effetto visivo garantito e la promozione gratuita di alcuni eventi su pareti extra-large come quelle montane, non considera gli effetti sulla fauna e sull’inquinamento luminoso e la politica locale dovrebbe essere più sensibile a questo argomento che riguarda i territori in maniera diretta.