Considerazioni del Presidente di CieloBuio, Diego Bonata, su alcune lettere pubblicate recentemente sulla rivista Coelum.
Tali considerazioni sono condivise e sottoscritte da UAI-IDA-CieloBuio
Cordiali lettori astrofili,
in questi giorni è apparso su Coelum il seguente documento:
“Inquinamento Luminoso: manca il dibattito”
Testo: “Ho letto le ultime lettere pubblicate in merito, e concordo pienamente con gli argomenti del direttore Anselmi. Il quale mi pare voglia affermare che la strategia anti inquinamento finora adottata è sbagliata e per di più manca di persone capaci di esercitare una vera leadership, e di un’organizzazione che riesca a portare il problema a livelli di priorità importanti nell’ambito politico e dei media nazionali. Mi resta però incomprensibile come mai le varie organizzazioni “ufficiali” si guardino bene dal replicare.”
Questa la breve replica di Anselmi: “Caro xxxxxxxxxx, ce lo chiediamo anche noi. Temo però che la partita sia quasi chiusa e che a questo punto sia venuta meno la materia del contendere. Il che significa: abbiamo accettato la strada del compromesso, le cose sono addirittura peggiorate e, nessuno – tra i responsabili delle organizzazioni – ha più il coraggio di ammettere che le cose da fare erano altre. Si taglierà anche il nastro della Legge Nazionale, e sarà l’ennesimo scatolone vuoto. G.A.”
Ci asteniamo dal replicare alle accuse sulle capacità di chi porta avanti tale lotta perché i fatti parlano per noi. Vorremmo replicare invece al resto del testo, visto che uno dei dubbi di un lettore della rivista è che le associazioni che si occupano del problema non replicano a certe accuse.
Innanzitutto, in qualità di presidente di CieloBuio, intendo assumere tutte le mie eventuali – possibili – colpe. Vorrei comunque fare alcune considerazioni, lasciando ai lettori trarre le proprie conclusioni:
1- Come mai Anselmi ha prima chiesto di scrivere per lui articoli sull’IL al Dott. Pierantonio Cinzano, al sottoscritto, ad altri 3 attivisti di questa associazione e, dopo che ci si è sforzati di produrre qualcosa di utile per la comunità astronomica italiana, ovviamente non retribuiti, gli articoli non sono stati mai pubblicati (tranne i primi della serie)? A nessuno piace perdere il proprio tempo per nulla. La replica potrebbe essere che non rispettavano i target dei lettori ma anche qui ci sarebbe da discutere. Il sottoscritto ha prodotto articoli di divulgazione, di notizie e news, di illuminotecnica, scientifici, di denuncia, etc.. Non andavano bene in nessun caso? perchè? ….. La risposta è stata che non erano abbastanza “filosofici” senza neppure farci capire cosa si intendesse per filosofia dell’IL …..
2- Come mai, nonostante decine di corsi e convegni realizzati dal 2000 ad oggi, 4 congressi di CieloBuio ai quali hanno partecipato centinaia di persone, il coinvolgimento del mondo dell’astronomia è stato quasi nullo? Eppure gran parte degli eventi erano rivolti a formare le coscienze e le conoscenze per poter operare sul territorio e far approvare e poi rispettare le leggi regionali. Emblematico della capacità formativa di CieloBuio-IDA-UAI è stato il Corso GRATUITO di formazione organizzato nel 2002 a Frascati. Era stato pensato SPECIFICATAMENTE per gli astrofili d’Italia per prepararli a combattere l’inquinamento luminoso su tutti i fronti: tecnico, politico, culturale, legislativo. Nonostante la esigua partecipazione, gli astrofili che hanno partecipato al corso sono riusciti a far approvare due delle migliori leggi contro l’inquinamento luminoso: in Umbria e Abruzzo. Questo dimostra che, se solo ci fosse un pò più di partecipazione da parte degli astrofili, i risultati che si potrebero conseguire sarebbero ancora superiori a quelli sinora ottenuti. Forse se Coelum avesse a suo tempo pubblicato il trafiletto per pubblicizzare l’evento oggi avremmo una o due leggi in più!
3- Ci sembra alquanto strano che una rivista possa muovere accuse di incapacità senza mai proporre alternative serie, senza aver dimostrato negli anni di conoscere il problema e di volerlo approfondire se non in occasioni quali lo scandalo del pilone di Messina. Abbiamo visto in questi anni tante chiacchiere sull’argomento, mai un fatto concreto. La cosa che ci sembra ancora più strana è che una rivista di astronomia, che dovrebbe capire l’importanza di sostenere questa lotta (per la sua stessa sopravvivenza futura) è la prima ad osteggiarla, facendo polemica gratuita (la polemica va bene se si hanno le basi per farla e se poi è costruttiva). é curioso come le stesse posizioni di critica siano tenute da chi ha interessi nel settore dell’illuminazione. Personalmente sto attendendo proposte interessanti dal direttore di Coelum, diverse dall’ultima sua sparata di comprare una sede ed avere una segreteria (forse intendeva fornirceli lui i fondi per questo… non si è mai capito). Allo stesso tempo ci piacerebbe capire finalmente quale sarebbe la sua strategia futura … potrebbe anche essere utile a tutti un confronto in tal senso.
4- Ci sembra alquanto avventata l’affermazione che non si è fatto nulla in questi anni se non scatole vuote. Lo dimostrano le almeno nove leggi regionali approvate dal 2000 a 2005 con valori compresi fra Lombardia e Lazio, 3 regolamenti attuativi, le decine di esempi sul territorio in cui sono stati contemporaneamente ottenuti risultati eclatanti di risparmio energetico e di lotta all’inquinamento luminoso (uno fra tutti Frosinone che è ritornata a vedere stelle ormai scomparse nelle altre città italiane), le decine di premi, anche Europei, ricevuti da comuni italiani che hanno impostato serie lotte contro l’inquinamento luminoso e gli altrettanto prestigiosi premi internazionali ricevuti dagli esperti di CieloBuio. Certamente una cosa condividiamo: le leggi non basta farle approvare, bisogna anche farle rispettare. Ma chi deve fare questo a livello locale? Non certamente il sottoscritto che già si sta occupando da SOLO della sua provincia (oltre che del resto di CieloBuio), non certo i presidenti di UAI o IDA che già hanno le loro pesanti incombenze ed impegni sui loro territori, ma tutti gli astrofili, nessuno escluso, perché se non interessa a loro proteggere il LORO cielo a chi deve interessare? Ora molti hanno gli strumenti (fortunato chi può contare su una legge da far rispettare). Pensare che una legge sia rispettata solo perché è in vigore è assolutamente un’utopia,soprattutto in Italia. Mi sembra di constatare, con disillusione e delusione, che la politica che va per la maggiore nell’ambito dell’astronomia in questo periodo sia proprio la “coltivazione esclusiva del proprio orticello” con un atteggiamento da “Tanto ci sono gli altri, che facciano loro”. é in questo ambito, soprattutto, che l’opera di una rivista come Coelum potrebbe essere fondamentale: nel tenere ‘sotto pressione psicologicà gli astrofili affinché diano il loro contributo personale ‘sporcandosi le manì, andando ad interagire con i comuni, le province, le regioni per far rispettare le leggi esistenti per farne approvare di nuove.
E non si adducano scuse del tipo che non c’é informazione. Esiste un sito UAI con moltissime consigli ed un sito di cielobuio con oltre 400Mb di documentazione, fatto proprio per aiutare gli sforzi sul territorio, che ha contato in 2.5 anni di attività 1 milione e trecento mila accessi! Ma chi erano coloro che hanno usato il nostro sito?…. ebbene si, la verità è che erano per il 75% proprio tecnici comunali e professionisti del settore, a testimonianza che forse sono più interessati a rispettare le leggi regionali di quanto gli non siano interessati gli astrofili a proteggere il proprio cielo.
5- “abbiamo accettato la strada del compromesso”. Questa affermazione è piuttosto interessante e desidero commentarla con una limitata spiegazione per i non addetti.Per intervenire sul territorio si può:
a- Chiedere lo spegnimento dell’illuminazione esistente e vietare ogni tipo di illuminazione. -> Rispondo io: Utopia oltre che quasi nessuno vorrebbe.
b- Creare delle “riserve” per astrofili dove ogni forma di illuminazione è vietata. -> Rispondo io: Non serve a nulla visto che l’inquinamento luminoso si propaga per oltre 200km e che per esempio gli svizzeri sono disturbati dal nostro IL o che il 3% dell’IL di Asiago è dovuto alla città di Milano.
c- Vietare OGNI nuova installazione. -> Questo lo si ritiene fattibile e/o possibile? Certamente siamo già illuminati più che a sufficienza, ma nessun politico potrebbe farsi portavoce di tale posizione, almeno fino a quando i danni biologici e alla salute della luce notturna non saranno definitivamente provati e di dominio pubblico.
d- Non vietare nuova illuminazione ma imporre un emissione diretta praticamente nulla verso l’alto, la minore possibile di tipo indiretto e contemporaneamente ottimizzare sorgenti, apparecchi ed impianti, spegnendo o attenuando l’illuminazione quando e dove non serve, richiedendo inoltre l’adeguamento graduale anche degli impianti vecchi a questi criteri. -> Questa è l’attuale politica della commissione tecnico scientifica di CB-UAI-IDA, non è un mistero per nessuno ed è persino pubblicato nella homepage di cielobuio. Se questo si ritiene “scendere a compromessi” devo confermare che è vero ma è forse l’unico compromesso possibile.
L’alternativa è accettare leggi che permettono emissioni del 3% dirette verso l’altro senza limitazioni di quelle indirette e richieste di ottimizzazioni (Veneto e Toscana) o ancora peggio che permettono emissioni medie sino al 23% verso l’alto come Piemonte, Valle d’Aosta, Basilicata e le altre regioni senza alcuna legge.
Ci sembra curioso che Anselmi non abbia mai speso neppure una battuta sulla sua rivista contro la legge della sua regione (Veneto) per farla modificare e renderla più efficace avvicinandola alle migliori leggi italiane (leggasi migliori leggi AL MONDO!).
Se qualcuno riesce ad ottenere di più, ben venga, è curioso però come questa posizione “di compromesso” venga ritenuta dagli illuminotecnici di “estremismo” e che noi siamo considerati i “talebani della luce”. In nessun altra nazione al mondo sono stati ottenuti risultati tanto importanti nella lotta all’inquinamento luminoso. Certamente sono possibili posizioni più ‘estremisté delle nostre. Non siamo affatto contrari a che nascano formazioni alla ‘Greenpeacé nel settore della lotta all’inquinamento luminoso.
6- Mi si permetta un’ultima riflessione. Le strategie, regionali e nazionali, sono ben chiare al direttivo di CieloBuio e totalmente concordate con UAI e IDA. Non altrettanto sembra ad Anselmi. Questo è voluto, per non alimentare pericolose fughe di notizie a vantaggio della controparte degli inquinatori, dove sono in gioco notevoli interessi economici. Del resto per tutti coloro che hanno partecipato ai congressi di CieloBuio, al Corso di Frascati, o che si sono proposti di collaborare portando avanti progetti locali, sono perfettamente chiare.
7- Ed infine la legge nazionale. Forse Anselmi non sa che per l’ennesima volta siamo riusciti (UAI-IDA-CB) a fermare in dicembre una legge nazionale che avrebbe CANCELLATO le leggi regionali a favore di un testo confuso, inapplicabile, sullo stile delle attuali peggiori leggi regionali (frutto di evidenti influenze esterne). Forse non sa che i referenti di UAI-IDA-CB stanno discutendo da oltre 1 anno con le principali categorie del settore illuminazione (anche in questo caso rubando del tempo prezioso a loro, all’astronomia ed alla loro famiglia). Se ne parlerà nella prossima legislatura.
é molto facile disquisire sul fatto che ci vorrebbe una struttura con dipendenti, sedi etc…etc… e forse anche qualcuno di CB-UAI-IDA potrebbe rendersi disponibile a fare il dipendente di tale struttura, ma il problema è: chi la mantiene? Mancano le risorse. Le tre associazioni contano SOLO sulle forze, il tempo ed i soldi di chi ha creduto a questi progetti e sinceramente gli astrofili attivi sono molto pochi.
Purtroppo non ho una rivista su cui replicare, mentre Anselmi potrà ovviamente farlo nello stile e modo che riterrà più opportuno. Spero vivamente che seppellisca l’ascia di guerra contro di noi per disseppellirla contro gli inquinatori. Vorremmo ci dicesse cosa ne pensa lui del problema e come tenterebbe di risolverlo assieme a noi ed alla comunità astronomica amatoriale italiana.
Anzi spero proprio che queste sue provocazioni, intendano smuovere l’apatia degli astrofili su questo problema, anche se non condivido il modo, attaccando proprio gli unici che si danno da fare concretamente.
Mi piacerebbe vedere proposte concrete, critiche costruttive, disponibilità a collaborare, ed uno sprone agli astrofili sul fatto che se vogliono ancora fare astronomia devono anche contrastare l’IL, ma forse, il vero problema è che agli astrofili non interessa salvaguardare il loro orticello, forse aveva ragione Capaccioli quando sosteneva che il futuro dell’astronomia amatoriale è nei planetari e nei software di simulazione astronomica, forse non ci meritiamo altro (io compreso).
Certo vedere il cielo in un planetario è come vedere una bella donna in un film: dal vivo è un’altra cosa! Evviva le “gabbie Planetario” per uccelli rari!
ing. Diego Bonata – CieloBuio
Avv. Mario Di Sora per Unione Astrofili Italiani e International Dark Sky Association