La Stampa – ed. di Torino – giovedì 12 maggio 2005
Pioggia di critiche contro il progetto di illuminare la vetta nel 2006 Patrizio Romano
“Il Monviso non è un albero di Natale”. Esordisce così la email inviata in questi giorni da Legambiente ad iscritti e simpatizzanti. Intento? Raccogliere firme contro il progetto di illuminare una delle vette-simbolo della storia dell’alpinismo italiano durante le Olimpiadi del 2006. “Un progetto assurdo – sbotta Vanda Bonardo, presidente regionale dell’associazione -, che invece di far conoscere quella vetta ci renderà ridicoli agli occhi di tutto il mondo. Ma come si può pensare di illuminare il Monviso senza valutare i danni e lo spreco energetico?” e la petizione ha già circa 2 mila firme in calce.
“L’ambiente montano è fragilissimo – spiega la Bonardo -, così si sconvolge la vita di molte specie, soprattutto dei rapaci che vivono di notte”. Ma non meno timori crea per la stessa esistenza di animali come caprioli, camosci e volpi. “I boschi hanno una vita notturna che verrà sconvolta brutalmente – continua – e per molti di loro il rischio è la morte”. Per questo hanno deciso di dare battaglia. “Porteremo questo tema all’attenzione della Comunità montana che ne è promotrice e della Regione – promette -, perché non è così che si fa promozione”.
Aldo Perotto, presidente della Comunità montana Valli Po, Bronda e Infernotto, è stupito. “Il progetto presentato dalla ditta Sole, consociata Enel, prevede cinque fari da 7 KiloWatt, che illumineranno, dal vicini monte Viso Mozzo, solo la punta del Monviso, dai 3400 ai 3800 metri – puntualizza -, e i due gruppi elettrogeni consumeranno in tutto 500 litri di gasolio”. Insomma, niente di così nefasto a suo giudizio. “Inoltre i 100 mila euro del progetto non saranno pubblici – afferma -: la Comunità montana ne metterà 20 mila, il resto sarà degli sponsor”. Ossia, tanto rumore per poca luce.
“Nessun danno – dice Perotto -, noi puntiamo ad avere turismo e lavoro, se non vogliamo sparire”. E questa guerra lo fa arrabbiare. “Mi sembra che ci sia un pò di integralismo talebano in queste accuse – rimprovera -. Capisco le preoccupazioni, ma l’illuminazione è limitata e solo nella parte più alta e disabitata”. Ma questo non stempera gli animi. “Prima, durante e dopo le Olimpiadi, – sbotta Annibale Salsa presidente generale del Cai – il Monviso con le sue bellezze sarà apprezzato e vissuto dagli amanti della montagna, senza illuminazione artificiale”. E anche i Verdi si sono schierati contro. “Si deve evitare lo spopolamento di quei luoghi – dichiara Gianna De Masi consigliere provinciale -, ma con interventi diversi. Nessuno vuole spegnere le “luci” sul Monviso per lasciarlo solo e abbandonato, ma diciamo no a questi interventi che sono dannosi.”. Comunque non tutto è perduto. “Anche senza accendere i fari – conclude Perotto – siamo riusciti a mettere “sotto i riflettori” la nostra zona, perché non venga dimenticata”.