Con i tecnici nella sala controllo dell’Aem dopo il giorno più lungo SALA di telecontrollo dell’Azienda energetica metropolitana, lunedì mattina: 48 ore dopo essere riemerso dalla lunga ondata di buio che ha dilagato per tutta la penisola sprofondando l’Italia in una notte d’altri tempi, il «cervello» dell’Aem pulsa regolarmente svolgendo i compiti per cui è stato progettato. Impianti ad alta e media tensione, illuminazione pubblica: tutto sotto controllo. Il black-out se ne è andato così come è venuto, lasciando dietro sè dubbi ed interrogativi che probabilmente non verranno mai chiariti del tutto. Il ricordo di quello che è stato lo leggi sui volti tirati dei tecnici, reduci da un’overdose di stress e di straordinari che nessuno si prende la briga di calcolare. Ma è tutto. Al punto che riesce difficile farsi il quadro di quello che è stato, immaginare le lunghe, interminabili ore in cui da questa stessa sala non si riusciva a controllare più nulla. Il lunedì mattina la sensazione è quella della calma dopo la tempesta. Una calma solo apparente, sulla quale pende oggi come ieri la minaccia di un nuovo salto nel buio: questa volta, senza la garanzia di poter riemergere. Se un black-out totale resta comunque un evento eccezionale, la probabilità che si ripeta la notte fra il sabato e la domenica sono praticamente zero. «Ed allora Dio solo sa cosa potrebbe accadere – spiega Roberto Garbati, direttore generale Aem Torino, allargando le braccia -. Non voglio nemmeno pensarci». In realtà da domenica nella sobria palazzina su corso Svizzera lo pensano tutti. Preso atto che l’emergenza è superata, constatato con un certo orgoglio che il personale ha risposto nel migliore dei modi, resta un impercettibile senso di disagio, la sensazione di una precarietà con cui da oggi bisognerà rassegnarsi a fare i conti tutti i giorni e a tutte le ore. Non bastano certo i comunicati del Gestore della rete nazionale, il Grtn, a rasserenare gli animi: nessun distacco nella giornata di ieri, buone previsioni per quella odierna. E domani? E la prossima settimana? Per questo nella sala di telecontrollo si sta più in campana che mai, verificando se la lunga apnea nel buio abbia compromesso gli impianti. «Di per sè i nostri impianti sono a posto – corregge Giovanni Alessandria, responsabile esercizio per Aem Distribuzione -. Le ricadute, se mai ci saranno, possono dipendere dallo stato di salute della rete nazionale, infragilita dal trauma subito. Diciamo che oggi come oggi è convalescente. Per questo ci siamo attrezzati: non solo stiamo verificando tutti i sistemi di telecontrollo ma ci siamo procurati generatori mobili per garantire la necessaria autonomia in caso di nuovi problemi». A beneficiarne sarebbero i centri operativi dell’Aem, il centro aziendale di elaborazione-dati in via Bertola, utenti particolari (ad esempio, i malati gravi assistiti a domicilio) ed enti istituzionali. Eppure a Torino è andata relativamente bene rispetto al resto del paese: la città ha riassaporato la luce dopo un tunnel lungo 4 ore, i guasti subiti dalla rete semaforica e dell’illuminazione pubblica si contano sulle dita di una mano, le simulazioni in azienda si sono rivelate utili. Però… «Però lavoro all’Aem dall’83 e non avevo mai vissuto una situazione simile – commenta Alessandria -. Per questo si tratta di un evento da interiorizzare, un’esperienza di cui fare tesoro». Parola d’ordine: evitare di rivivere la situazione surreale di sabato notte. La notte in cui, un minuto dopo il segnale di allarme, la sala di telecontrollo è piombata nel buio. «In assenza di notizie dalla centrale regionale del Grtn in via Botticelli ci siamo affidati all’intuizione», racconta Alessandria. Gerardo Orlandella, il vice, conferma: «Abbiamo capito che si trattava di un black-out con la maiuscola perchè si sono spente entrambe le reti: quella tradizionale e quella che abbiamo rilevato dall’Enel, ancora separate nonostante i progetti di interconnessione. Nel giro di un’ora contavamo su 25 tecnici in sala. Per avere informazioni ci siamo arrangiati: anche le radio sulle auto si sono rivelate preziose». Il resto è cronaca. Prima i contatti con il Gestore e la conferma di come la realtà superasse le peggiori previsioni. Poi il riallaccio graduale della corrente via via che il Grt ridava tensione alla rete, quartiere dopo quartiere, facendo attenzione a dosare la potenza per evitare che il sistema collassasse di nuovo: questa volta per una «sbornia» di energia seguita al lungo digiuno. Infine i distacchi controllati a beneficio delle regioni ancora al buio. Su tutto, la domanda delle domande: com’è possibile che la rete nazionale non sia sopravvissuta al blocco dell’alimentazione dall’estero? Quarantott’ore dopo il black-out, nella sala di controllo dell’Aem (e non solo in quella) nessuno era in grado di dare una risposta plausibile. A giorni verrà rimpiazzata dal nuovo centro operativo in via Pianezza: come «canto del cigno» non c’è male.