Avvenire – 04/05/2003 Sono sempre più sconcertato dal numero di edifici religiosi che vengono “illuminati a giorno” con il pretesto di “valorizzarli” o di fornire spunti per la “libera creatività degli artisti”. é corretto che tali monumenti vengano evidenziati la sera se hanno fruizione turistica, ma ritengo che sia necessario utilizzare per la loro illuminazione progetti che non devastino l’ambiente e non sprechino energia elettrica per fini voluttuari. Eppure si ritrovano facciate splendenti alle tre di notte, quando obiettivamente ben pochi le ammirano, oppure fari da stadio posti alla base delle strutture che inviano luce sui muri – ma anche in cielo. Con il risultato di utilizzare altro combustibile fossile per la produzione di energia elettrica – creando gas serra e polveri – e di causare quello che viene definito “inquinamento luminoso”. Tale fenomeno impedisce dalle città ed ora anche dalle campagne la visione del cielo notturno, un patrimonio culturale di valore inestimabile: basti pensare all’episodio della stella e dei Magi, che oggi non sarebbe più possibile. Ritengo quindi che una maggiore sobrietà negli impianti di illuminazione degli edifici religiosi meglio si confaccia a queste costruzioni: altrimenti arriveremo tra breve ai giochi di luce da discoteca sulle facciate delle chiese.
Giancarlo Gotta