Il Giornale di Vicenza – 10 agosto 2002
Il Circolo astrofili ha invitato i Comuni a mettersi in regola. Irregolare il 99,9% dell’illuminazione «Il 99.9% dell’illuminazione privata è fuori legge, così come la maggior parte di quella pubblica». Leopoldo Dalla Gassa, presidente del Circolo astrofili “Monte Grappa” di Nove, motiva così la crescente serie di sanzioni notificate per colpa di fotoelettriche installate esternamente a case ed edifici. E cita una serie di leggi che regolamentano la questione: «Innanzitutto c’è la regionale 22/97, recante le “Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso”. Poi, datata 1998, c’è una delibera della Giunta regionale che delimita delle zone di rispetto con raggio di 25 chilometri dove sono presenti osservatori astronomici, e che per la presenza di quelli di Asiago e Padova vincola praticamente tutto il Bassanese. Alla legislazione veneta va inoltre aggiunto anche l’articolo 23 del Codice della strada, che vieta la presenza di sorgenti luminose visibili dalla carreggiata stradale». «Di leggi per la protezione dell’ambiente dall’inquinamento luminoso ce ne sono numerose altre – continua Dalla Gassa -, ma in sintesi la principale impone che i fasci di luce non vengano
puntati verso l’alto, fissando al 3% il limite massimo della dispersione tollerata; naturalmente fuori legge sono anche i fari rotanti delle discoteche. In linea generale, la corretta installazione di lampioni e punti luce prevede che siano rivolti dall’alto verso il basso».
La rilevazione di numerosissime infrazioni alla normativa ha così spinto il circolo astrofili a muoversi per il suo rispetto: «All’inizio abbiamo percorso la via del dialogo, contattando amministrazioni comunali e chiedendo l’invio ai cittadini non in regola di un avviso. Riscontrando però, tranne che per il comune di Nove, una collaborazione solo a parole e non a fatti, abbiamo deciso di provvedere noi a far rispettare la legge, segnalando alle autorità competenti i casi di violazione. I comuni si stanno pian piano muovendo per regolare la rete pubblica, ma poco o nulla fanno per sensibilizzare il cittadino, che di conseguenza si vede così costretto a pagare multe salatissime, anche di 5 mila euro. Nel Veneto le amministrazioni pubbliche bruciano annualmente ben 28 milioni di euro per illuminare inutilmente il cielo, e stimiamo che i privati facciano quasi più danni. Rispettare la normativa vigente significa perciò risparmiare energia e anche denaro, oltre che a evitare un’esplosione di luce incontrollata che in alcuni luoghi impedisce la visione del cielo stellato fino a 45°.
Un inquinamento che non consente di godere di un notevole componente del panorama paesaggistico, senza contare poi – conclude l’astrofilo -, le 180 pubblicazioni scientifiche che evidenziano i danni provocati dall’eccessiva luminosità artificiale perpetrati a flora, fauna, e pure all’uomo, nel quale si ipotizza addirittura una maggiore incidenza di tumori».