Dal MESSAGGERO VENETO del 16 luglio 2002 una amara riflessione di Giannattilio Certo
L’articolo ha il carattere di una riflessione, purtroppo amara e realistica, su ciò che accade in Friuli (ma non è poi così diverso nelle altre regioni nonstante le recenti leggi regionali) in fatto di inquinamento luminoso.
“Ieri me ne stavo tranquillo sulla veranda – inizia così l’articolo – cercando di superare la punta massima della calura e con la coda dell’occhio sbirciavo distrattamente i tuffi “acrobatici” e rumorosi di due bimbe in piscina. Poi improvvisamente il silenzio. E con la “coda dell’orecchio” (se esiste anche quella) ascoltavo i discorsi tra le due nel momento di pausa: stavano facendo considerazioni sui rispettivi genitori. «Lo sai che mio papà è proprio un rompiscatole?», diceva una, e l’altra (che è mia figlia) rispondeva: «Sì, è vero, abbiamo proprio due papà rompiscatole».
Sorpresa, indignazione e una domanda angosciata: se a cinque e sei anni già venivano fuori da bocche innocenti queste parole, quando sarebbe stata usata la terminologia che all’ex ministro Scajola è costata la poltrona? Sicuramente a breve. Bisogna però riconoscere che è la terminologia corretta per descrivere una persona (almeno per quanto mi riguarda) che, come me, ha il “vizio” di andare a spulciare leggi, normative, circolari e pandette e poi di vedere se, come, quando e dove sono state applicate. E siamo sempre alle solite. In Italia abbiamo magnifiche leggi, magnifiche normative: il problema è la loro applicazione. Ultimamente mi sono “occupato” di due leggi, la prima riguardante l’inquinamento luminoso, la seconda l’inquinamento acustico. Studio deludente.
Il 9 gennaio 1991 è stata licenziata la normativa per l’uso razionale dell’energia e per il contenimento dei consumi nella produzione e nell’utilizzo dei manufatti. Nell’aprile del 1992 il Codice della strada recepiva la legge, il 27 marzo del 2000 la Regione Lombardia emanava misure urgenti per il risparmio energetico a uso d’illuminazione esterna e per la lotta all’inquinamento luminoso. Nel frattempo vari Comuni italiani varavano ordinanze e anche il ministero della pubblica istruzione, per non sembrare da meno, emanava la circolare numero 926/A1 per sensibilizzare gli studenti sul problema “oscuramento delle stelle”. Tralascio, per amor di Patria, la descrizione dei documenti redatti dalla Commissione nazionale inquinamento luminoso e dal Servizio per la cultura e l’informazione scientifica. Ce n’è per tutti e tutti in undici anni hanno “scritto” sul tema, della serie di tutto e di più. E, per spiegare succintamente il succo di tanto lavorio, riassumo in due parole le finalità della normativa: «Si pongono limiti all’uso dell’illuminazione artificiale e ai consumi di energia prevedendo che le luci artificiali non siano disperse al di fuori delle aree a cui sono dedicate (per esempio un monumento cittadino) e che non siano orientate al di sopra della linea dell’orizzonte (per non illuminare il cielo e le stelle). Poi vai a Gorizia e dalla stazione al Teatro Verdi puoi vedere come la normativa può essere disattesa, a meno che, nel frattempo, qualcuno non abbia progettato una pista di atterraggio per aerei lungo il corso cittadino. O, in alternativa, quel qualcuno non sia abituato a camminare con le braccia, per cui la linea dell’orizzonte risulta ribaltata di 180 gradi. E per non essere da meno (probabilmente per una questione di bipartigianeria politica) il Comune di Cormòns, nel rinnovare l’illuminazione pubblica, sceglie globi bianchi con la “linea dell’orizzonte” a 90 gradi rispetto quella reale. E ti fai una domanda: ma i tecnici progettisti non dovrebbero “lavorare” di concerto con i legislatori? Che senso ha licenziare leggi che poi sono disattese? ……omissis……….”
Giannattilio Certo
L’articolo continua poi con considerazioni sull’inquinamento acustico e sulla deludente e negligente situazione nella quale si trovano i comuni : sugli oltre 8.000 Comuni italiani solo meno di 500 hanno avviato effettivamente il “piano di zonizzazione” del rumore ai sensi dello specifico Dcpm del 1997.
Sarebbe interessante avere una documentazione fotografica della “Pista di atterraggio per aerei” realizzata in pieno centro di Gorizia e citata nell’articolo.
(a cura di Silvano Tocchet)