La Repubblica – 14 Aprile 2002
Sotto accusa il nuovissimo impianto di illuminazione dell’Enel: 250 fari insicuri ed inquinanti. La magistratura ha posto i sigilli sul campanile della Cattedrale di Trani. Sotto accusa l’impianto di illuminazione realizzato dall’Enel nell’ambito del progetto Sole per illuminare le bellezze artistiche della Puglia. Il contenzioso è nato quando la Curia di Trani ha scoperto, ad attuazione ormai avvenuta, un impianto di illuminazione che conta circa 250 fari e numerosissimi cavi, praticamente a portata di mano degli eventuali turisti che avrebbero dovuto fruire del sito artistico. Infatti, tra i progetti che la Curia ha condotto in porto, con i finanziamenti dei Por, c’è la ristrutturazione del campanile e la costruzione di una scala interna, che avrebbe consentito una esclusiva veduta dall’alto dell’incantevole panorama.
Questo progetto, elaborato avvalendosi della collaborazione di tecnici e specialisti del settore architettonico ed artistico, non ha potuto vedere la «luce» a causa della inadeguatezza di quanto realizzato, con singolare tempestività, dalla azienda esecutrice dei lavori. Adesso il campanile, a cui erano destinati gli sguardi meravigliati dei potenziali turisti della Trani by night, giace anonimo al buio, in attesa di essere nuovamente oggetto dell’attenzione di quei tecnici che dovranno adempiere ai necessari interventi di adeguamento, che la So.l.e sembra si sia impegnata a mettere in atto. La Curia su questo tasto è assolutamente ferma: al momento dell’intervento non erano state percorse le vie ufficiali, che autorizzassero l’attuazione dell’opera; per questo è stato presentato un esposto al Procuratore della Repubblica, con cui si rendevano noti i difetti formali dell’installazione, abbrutita da piastre e tiranti in acciaio che sorreggono i fari, sistemati in posizioni di dubbio gusto artistico, tali da sortire proprio quel discutibile «effetto presepio», lamentato dal soprintendente Soragni in occasione della recente presentazione del progetto Sole.
In discussione la responsabilità civile e penale di una struttura considerata tra le più belle cattedrali italiane, inserite in un progetto che ponendosi l’obiettivo di valorizzare artisticamente il patrimonio paesaggistico per non ancora accertati fini di rilancio turistico, pare voglia sostituirsi al naturale e magico splendore della volta celeste, scelta dai nostri predecessori quale sfondo ottimale sul quale si staglia la bianca pietra della Cattedrale di Trani. Numerose le perplessità che ruotano attorno all’evento, che ormai da tempo ha sottratto il campanile ai cittadini ed agli estimatori. Appesantire con i segni tangibili ed eccessivi della modernità, quello che per secoli non ha avuto bisogno di ulteriori elementi enfatizzanti, che ne esaltassero la perfezione architettonica, significa sconvolgere l’equilibrio tra arte e natura, alterando quei delicati rapporti di espressione volumetrica, creati dai giochi di ombre e di pallori lunari.
Ritornare alla legalità è l’imperativo da eseguire per riportare armonia all’interno della vicenda. So.l.e. deve necessariamente acquisire il consenso della Curia, che preme affinchè l’intervento sia fatto presto e bene. Come atto finale la parola spetterà ad una commissione tecnica di fiducia dell’ente proprietario, incaricata di verificare l’idoneità in materia di salvaguardia nei confronti di terzi, la regolarità tecnica e la funzionalità dell’impianto e non ultimo il decoro architettonico.
Alessandra Basile