Il Messaggero Veneto – 15 marzo 2002
Si tratta di una subdola forma di inquinamento costituito da ogni forma di irradiazione di luce artificiale al di fuori delle aree cui è funzionalmente destinata, in particolare in direzione della sfera celeste. Gli effetti negativi sull’ambiente e sulla vita umana sono molteplici. Ne esaminiamo di seguito alcuni.
Conseguenze culturali: la cultura popolare del cielo è ormai ridotta a pochi eventi particolari di tipo quasi esclusivamente “astronautico”. Infatti la luce artificiale, dispersa verso l’alto, non se ne va verso lo spazio cosmico, ma viene in gran parte diffusa verso terra dagli strati inferiori dell’atmosfera, determinando un enorme aumento della brillanza superficiale del cielo notturno che, di fatto, rende invisibile la maggior parte dei corpi celesti a esclusione della Luna, di alcuni pianeti e di qualche stella particolarmente luminosa. L’uomo contemporaneo sta di fatto perdendo il contatto con il cielo impoverendosi progressivamente di quella cultura che, per millenni, ha rappresentato il fulcro nell’evoluzione di grandi civiltà; si pensi, per esempio, al problema della misura del tempo che tanto ha impegnato gli astronomi del passato. Oggi gran parte degli scolari vedono le costellazioni celesti soltanto sui libri di testo e gli abitanti delle grandi città non hanno mai visto una stella. Nel 1991, all’indomani del terremoto che colpì la città di Los Angeles, i centralini telefonici degli istituti scientifici della California rimasero intasati dalle telefonate di cittadini spaventati che desideravano sapere «che cosa fosse accaduto in cielo», in quanto la momentanea sospensione dell’energia elettrica aveva reso visibile quel cielo e quelle stelle che i più non avevano mai visto!
Conseguenze economiche: esperimenti condotti dalla Commissione italiana di studi sull’inquinamento luminoso, sulla base di ricerche condotte dall’International dark sky Association (Ida), citati nella proposta di legge sul risparmio energetico del nostro Parlamento, dimostrano che un comune di 50.000 abitanti consuma mediamente qualche cosa come 500 milioni di lire l’anno per l’illuminazione pubblica. Di questi, circa 150 milioni vengono scialacquati in luce dispersa nel cielo notturno, mentre altri 100 vengono spesi inutilmente in lampade e dispositivi inefficaci a ridurre i consumi energetici. In generale risulta che circa il 50% delle spese comunali destinate all’illuminazione pubblica sono totalmente inutili. Per la precisione si calcola che in Italia vengano destinati ogni anno all'”inquinamento luminoso” circa 400 miliardi di lire, valore fortemente sottostimato. Questo spreco energetico si accompagna ovviamente al bruciamento di combustibili fossili responsabili a loro volta dell’emissione nell’atmosfera di milioni di tonnellate di anidride carbonica, il gas maggiormente responsabile del cosiddetto “effetto serra”.
A cura dell’Osservatorio di Remanzacco