Al Direttore di Famiglia Cristiana,
Don Antonio Sciortino
29 ottobre 2001
Carissimo Direttore,
devo confessarLe di essermi molto sorpreso nel leggere l’articolo di Antonino Zichichi “A proposito di inquinamento” apparso nel numero 43 di Famiglia Cristiana. Mi occupo di inquinamento luminoso da anni, in parte anche presso l’Università di Padova, e sono molto dispiaciuto perché un problema importante è stato trattato in modo molto superficiale. Mi sarei aspettato almeno maggiore cautela e rispetto per le tante persone che dedicano il loro tempo a questo problema. Le chiedo la cortesia di pubblicare integralmente questa mia lettera per consentirmi di chiarire la mia posizione su alcuni punti, visto che il mio nome appare sulle mappe pubblicate assieme all’articolo e potrebbe far credere che io ne condivida il contenuto (infatti mi sono arrivate proteste).
Non posso assolutamente concordare con l’affermazione che “la luce non è sorgente di inquinamento”. Una veloce occhiata al vocabolario Zingarelli 2001 [1] chiarisce che inquinamento significa “introduzione nell’ambiente di sostanze o di *fattori fisici* in grado di provocare *disturbi* o danni all’ ambiente stesso. L’inquinamento luminoso è un alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno provocata dall’immissione di luce artificiale [2, 3]. La luce (artificiale) inquina quando altera la quantità di luce naturale. Come sappiamo la notte non è completamente buia a causa di molteplici sorgenti di luce naturale (tra cui la ricombinazione atomica negli strati alti dell’atmosfera, la luce delle stelle, la luce del sole riflessa dalle polveri interplanetarie, ecc. [4]). Quindi si tratta di un inquinamento *della* luce ma anche *da* luce.
L’inquinamento luminoso si può definire tale indipendentemente dall’avere o meno effetti sulla salute (è solo nell’accezione medica che il termine inquinamento fa riferimento alla salute), ma tuttavia ha documentati effetti negativi sull’ambiente e sulla salute degli esseri che ci vivono. Può essere vero che “la luce non avvelena l’aria … non rende sordi … non provoca il cancro ai polmoni” ma gli effetti documentati della luce artificiale comprendono l’alterazione delle abitudini di vita e di caccia degli animali, disturbi alla riproduzione ed alle migrazioni, alterazioni dei ritmi circadiani, alterazioni ai processi fotosintetici delle piante e al fotoperiodismo, e per l’uomo, abbagliamento, miopia dei bambini, e, secondo alcuni studi ancora in discussione, persino alterazioni al sistema della melatonina con conseguente possibilità di tumori (un incompleto elenco bibliografico è disponibile su Internet: [5]. Questi effetti sono poco noti ai non addetti solo perché questo campo di studi si è sviluppato da poco tempo mentre l’effetto sul cielo notturno, più eclatante, è stato studiato fin dai primi anni settanta, quando, proprio in Italia, tre sacerdoti della Specola Vaticana fecero la prima mappa della luminosità artificiale del cielo notturno [6].
Inoltre, è riduttivo considerare il cielo stellato solo dal punto di vista paesaggistico o spettacolare trascurando completamente il problema della percezione del “mondo” attorno a noi sul quale il cielo stellato per la gente normale costituisce l’unica “finestra” disponibile. La Via Lattea non è una “strana sorgente” di luce o una banale “distesa di stelle” ma è nientemeno che la nostra Casa nell’Universo, quell’isola di stelle di cui il Sole fa parte, nella quale abitiamo e che i nostri nonni, che non erano trogloditi, percepivano ogni notte serena. Il grave è che non ce ne rendiamo nemmeno più conto. L’inquinamento luminoso altera il nostro rapporto con l’ ambiente dove viviamo, l’Universo. I risultati del Rapporto ISTIL 2001 “Stato del cielo notturno ed inquinamento luminoso in Italia” [7] che l’ Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso ha diffuso in anteprima alla stampa [8] indicano che più di metà della popolazione italiana non vede più la Via Lattea dal luogo dove vive e su più di tre quarti della popolazione nemmeno scende la notte (intesa come quella che inizia alla fine del crepuscolo nautico quando cielo e mare non si distinguono più).
Si capisce quindi perché non sono solo astrofili ad occuparsi dell’ inquinamento luminoso ma anche uomini di cultura preoccupati degli effetti negativi della sparizione del cielo notturno sulla cultura umanistica e sulla stessa umanità, insegnanti preoccupati dal fatto che i nostri bambini crescano “isolati” dall’Universo in cui viviamo a causa di questa “nebbia luminosa”, e ambientalisti di ogni genere, compresa Legambiente ed il WWF [9, 10], preoccupati degli altri effetti sull’ambiente.
Condivido il fascino dell’elettromagnetismo e delle equazioni di Maxwell che anche a me piacevano moltissimo quando studiavo Fisica Generale e Istituzioni di Fisica Teorica all’Università. Però non dobbiamo confondere la luce in quanto affascinante fenomeno fisico con l’illuminazione artificiale in quanto pratica umana che, se male applicata, è causa di eccessivo inquinamento luminoso e alterazione dell’ambiente. Sarebbe come confondere le meraviglie della chimica organica con lo scarico di veleni nelle acque di un fiume. Inoltre non possiamo confondere il problema di un necessario e auspicabile progresso a misura d’uomo, svolto nel rispetto della natura, con il falso problema di una scelta tra una buia età della pietra e una illuminata civiltà. Forse dovremmo fare come con la spesa sanitaria: mettere un tetto alla crescita dell’illuminazione in modo da favorirne un uso più oculato, attento e razionale. Finora invece ci siamo limitati a richiedere soltanto di non disperdere luce verso l’alto e di non sovrailluminare, come fa la legge della Regione Lombardia [11], ritenuta la miglior legge finora approvata in Italia.
Slogan come “La luce è vita e progresso” sembrano tratte da una vecchia inserzione pubblicitaria dell’industria illuminotecnica e ingannano perché fanno credere che sia la quantità di luce che conta mentre invece ciò che conta è la qualità dell’illuminazione. Ricordo che il problema si presentò anche per l’illuminazione della cupola di San Pietro che venne fatta proprio in modo da evitare un eccessivo inquinamento luminoso. Narrano che persino Sua Santità se ne sia giustamente vantato in un discorso all’Angelus.
Mi preoccupa infine che l’eccessivo accostamento tra le conquiste dell’ elettro-magnetismo e la luce artificiale faccia confondere al lettore la Fisica con l’illuminotecnica. La Fisica è storicamente la scienza della natura per eccellenza (il nome viene dal greco e significa proprio Natura) ed un suo specifico settore si occupa dell’ambiente. Lo studio dell’ inquinamento luminoso e dei suoi effetti sul cielo notturno è una branca interdisciplinare della scienza che incontra un crescente interesse e spazia proprio tra astronomia, fisica atmosferica, geofisica e fisica dell’ ambiente. Gli altri due autori delle mappe che adornavano l’articolo di Famiglia Cristiana sono rispettivamente un fisico e un geofisico. Per quanto mi riguarda sono socio da più di vent’anni della Società Italiana di Fisica e ho avuto l’onore al congresso nazionale di Pavia del 1999 di vedere premiata come prima migliore comunicazione nella sezione “Fisica ambientale e geofisica” proprio la mia presentazione delle prime mappe degli effetti dell’inquinamento luminoso sulla luminosità del cielo notturno ottenute con i dati dei satelliti [12]. Le mappe che corredano l’articolo mostrano proprio gli effetti dell’inquinamento luminoso e non le sorgenti luminose, come erroneamente scritto in didascalia. Colgo l’occasione per esortare la comunità scientifica italiana a dare spazio e sostegno a questa piccola e giovane branca della scienza in modo che possa crescere. Il monitoraggio della crescita dell’inquinamento luminoso e della luminosità del cielo notturno e la comprensione dei meccanismi in gioco sono infatti argomenti che riscuotono notevole interesse nel mondo civile e aprono interessanti opportunità di collaborazione con settori della scienza completamente diversi.
I lettori che volessero approfondire l’argomento possono iniziare dal portale: http://www.inquinamentoluminoso.it
La saluto con molta stima,
Dr. Pierantonio Cinzano
Presidente ISTIL – Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento
Luminoso, www.istil.it
Direttore Scientifico IDA- International Dark-Sky Association, Sezione
Italiana, www.darksky.org
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