L’organo d’informazione ufficiale dell’AIDI, Luce, pubblica un articolo, dove si criticano aspramente (che novità…) alcune leggi regionali contro l’inquinamento luminoso.
Risposta tecnica e talvolta semiseria, in quanto non riuscivamo a farne a meno, ai dubbi sollevati. Osservazione n.1
Il primo argomento portato a supporto è che, a differenza di altri tipi di inquinamento, la tolleranza delle leggi citate sarebbe zero. Purtroppo è vero esattamente il contrario. Infatti le leggi approvate contro gli altri tipi di inquinamento tendono a ridurne gli effetti assoluti: ad esempio, le limitazioni sulle polveri sottili si fanno sempre più restrittive con il passare degli anni. Questo significa che la concentrazione di polveri in atmosfera nelle nostre città deve diminuire con il passare degli anni. Questo tipo di leggi ha portato alla diminuzione sostanziale di molti tipi di inquinamento. Un approccio analogo per l’inquinamento luminoso sarebbe quello di imporre dei limiti massimi di luminanza del cielo, superati i quali si interviene in maniera drastica, anche spegnendo gli impianti (come si fa con le limitazioni del traffico e del riscaldamento, ad esempio).
Per quanto riguarda l’inquinamento luminoso, invece, anche le leggi ritenute più restrittive in realtà non limitano gli effetti assoluti (la luminanza del cielo), ma dettano semplicemente delle regole per inquinare meno pur potendo continuare ad installare apparecchi dove si vuole e quanti se ne vogliono. Ci rendiamo conto del limite di questo tipo di leggi ed infatti bisognerà arrivare a limitare anche il numero di nuovi impianti fino ad arrivare ad una crescita zero per poi cominciare finalmente una diminuzione. Andare in questa direzione sarà necessario visti soprattutto i nuovi studi sugli effetti della luce artificiale notturna sugli ecosistemi e sulla salute umana. Ci auguriamo che l’industria della luce non voglia seguire la catastrofica politica delle multinazionali del tabacco, costrette a risarcimenti miliardari (in dollari) per essersi arroccate su posizioni di rifiuto dei danni accertati del fumo alla salute umana.
Osservazione n.2
L’altro punto toccato dall’articolo, che richiede una risposta però tecnica, sfiora il ridicolo: nelle regioni con leggi ‘restrittive’ bisognerebbe telefonare con i telefoni cellulari rivolti verso il basso. Da misure effettuate dai laboratori Neri, infatti, si trova che i cellulari classici hanno un’intensità luminosa di 1,5 cd/klm mentre quelli dell’ultima generazione, tipo palmare, arrivano anche a 7, ben superiore quindi alle 0,49 cd/klm dei limiti di legge.
Peccato si taccia l’ammontare del flusso dei citati cellulari: quello più inquinante emette un flusso di poco più di un lumen. Per inquinare quanto un apparecchio a sfera con una lampada da 150 W servono perciò da 5.000 a 50.000 cellulari (a seconda del tipo, se più o meno inquinante) rivolti verso l’alto, quindi nell’atto di scrivere SMS. Telefonando, invece, l’emissione è praticamente totalmente schermata, soprattutto se si hanno orecchie a sventola.
Il problema dell’incontenibile impatto ambientale degli SMS effettivamente non era stato valutato, … vorrà dire che si prenderanno provvedimenti affinché nelle prossime leggi sia vietata la digitazione e lettura di SMS in luoghi aperti in ore notturne!
Troviamo assurdo dover confutare simili palesi imbecillità, ma a quanto pare almeno gli estensori dell’articolo sembrano convinti di ciò che affermano. Proviamo quindi a fare chiarezza:
Chiarimento tecnico:
Applicando la UNI10819 per calcolare i flussi dei telefoni (indicati nell’articolo) si ottiene:
telefono1 = 1,1 lm
telefono2 = 0,31 lm
telefono3 = 0,15 lm
telefono4 = 0,13 lm
Si è ipotizzata la superficie emittente come lambertiana, come sembra logico in prima approssimazione (i valori raddoppiano se la supponiamo isotropa).
Con questi valori é evidente l’assurdità del confronto con gli apparecchi per illuminazione esterna. Per ottenere il flusso di una lampada da 150 W (15000 lm) servono da 50mila telefoni per il modello n.2 evidenziato nell’articolo a 100mila per gli altri tipi n. 3 e 4.
Misure effettuate nei nostri laboratori portano a risultati simili.
Può ben essere che un cellulare emetta 1.8 cd/klm. Tuttavia un cellulare, come pure una lampadina tascabile, emette un flusso luminoso assai limitato e quindi è assai limitata anche l’intensità luminosa da esso prodotta ed oltre.
Ben diverso è il caso di un impianto di illuminazione esterna, che può essere composto anche da 50 – 100 apparecchi di illuminazione che emettono tipicamente da 15 klm a 25 klm ciascuno nel caso di illuminazione stradale (quindi da 750 a 2500 klm totali) e che arrivano a flussi molte volte SUPERIORI nel caso di illuminazione di un campo sportivo o di grandi aree. In questo caso limitare l’intensità a 0.49 cd/klm significa limitare l’intensità dell’emissione inquinante ad alcune CENTINAIA o MIGLIAIA di cd (da 370 cd a 1250 cd nell’esempio precedente).
Come al solito si cerca un confronto impossibile fra carote e banane per cadere nel ridicolo.
Vi sareste mai sognati di confrontare la portata di acqua della cascata delle Marmore con quella del doccino di casa vostra? Direi di no, visto che la portata della prima è 100.000 volte quella della seconda … eppure se misuriamo un singolo getto del doccino, questo ha una pressione di uscita che può essere superiore a quello di un rivolo della Cascata delle Marmore.
Infatti, nell’articolo di Luce, si confrontano sorgenti che hanno un flusso luminoso complessivo emesso da decine di migliaia a milioni di lumen con sorgenti che emettono un flusso luminoso compreso fra 0.013 e 1.1 lumen (i cellulari), e poi si va a dire che questi ultimi hanno un flusso luminoso che transita nell’unità di angolo solido (cioè l’intensità luminosa), per unità di flusso emesso, fuori legge dove le leggi specificano 0.49cd/klm a 90° ed oltre.
Ancora una volta ci sembra di scorgere il tentativo di stravolgere le carte in gioco, confondendo ed applicando le grandezze fondamentali illuminotecniche (per l’appunto l’intensità luminosa espressa per 1000 lm) dedicate prettamente SOLO all’utilizzo in ambito illuminazione per applicazioni che nulla hanno a che fare con essa.
L’obiettivo delle leggi regionali è di limitare l’inquinamento luminoso da impianti di illuminazione esterna notturna, che ne sono i principali responsabili.
Il rapporto cd/klm come detto è un parametro pensato per gli impianti di illuminazione esterna: in quanto limita efficacemente l’intensità dell’emissione inquinante pur permettendo ad un impianto più potente di avere un emissione inquinante di intensità maggiore.Un apparecchio da 10000 lumen può avere un intensità massima di 4,9 cd, mentre uno da 20000 di 9,8 cd.
Inoltre è relativamente semplice da applicare e verificare.
Applicare questo criterio tecnico al di fuori del suo ambito è un sistema pretestuoso per tentare di screditare l’applicabilità delle leggi che si basano su di esso. Se ragionassimo in questo modo non potremmo nemmeno accendere un fiammifero (il quale avendo un emissione isotropa non schermata emette circa 70 cd/klm) e per la stessa ragione non sarebbero conformi alle suddette leggi nemmeno le braci delle sigarette…
Se gli estensori dell’articolo hanno dei dubbi, è possibile precisare nelle future leggi che sigarette, fiammiferi, cellulari, lampadine tascabili, autoadesivi fosforescenti, lucciole e candele votive sono in deroga rispetto ai limiti di legge QUALORA UTILIZZATI IN IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ESTERNA DI PICCOLA ENTITà con un emissione inferiore a 2.5 klm.
Ma comunque, nonostante questi goffi tentativi, le leggi regionali in questione hanno più buon senso di quello che si creda e nonostante non ce ne sia bisogno, contengono già una deroga all’emissione verso l’alto delle sorgenti con emissione inferiore ai 1500lm. Queste ultime in ‘ogni impiantò possono emettere sino a 2250 lm complessivamente verso l’alto, e come abbiamo visto i cellulari hanno emissioni comprese fra 0.013 e 1.1 lumen. Quindi …. volendo, potremmo collegare ad un medesimo impianto ben oltre 2000 cellulari accesi e rivolti verso l’alto rimanendo nelle deroghe di tali leggi!
Buon natale 2006 ai produttori di cellulari che sapranno come addobbare i loro alberi pubblicitari nel rispetto della legge e complimenti all’ennesima perla della rivista Luce.
CieloBuio Team