IL GAZZETTINO – 1 ottobre 2002
Lettera del prof. Francesco Rizzoli, uno degli organizzatori del Convegno “VENEZIA – SALVIAMO LA NOTTE” al comune di Venezia, per ciò che sta avvenendo nella città lagunare. Il cielo della nostra città mostrava ancora molte stelle, la sua architettura rivelava l’incanto dei delicati ricami nel gioco del chiaroscuro e, salvata miracolosamente dai fari del traffico automobilistico per eccellenza della sua natura, ci era concesso il privilegio di una notte che, con l’accendersi dei vecchi lampioni, confermava la bella realtà di essere, anche nel terzo millennio, risparmiati da uno dei cosiddetti “prezzi del progresso”, vale a dire quella luce violenta ed accecante che ormai ha assunto nelle città le nefaste caratteristiche di un vero inquinamento.
A partire dai primi mesi del 2001 tuttavia, con accanimento implacabile e mirabile costanza, mai riscontrata nella cosa pubblica, muniti di potere straordinario quanto al permesso di perforare marmi e decorare facciate con scatole di plastica grigia e grosse trecce di cavi ingraffettati in nero e sostenute da tiranti d’acciaio, squadre di lavoratori hanno adattato i nostri vecchi lampioni per accogliere lampade ai vapori di mercurio e costruito nuovi punti luce (alcuni con armatura falso 800, stile Gardaland). Queste lampade hanno la caratteristica di dare una luce accecante che distrugge il processo di adattamento della retina alla visione notturna che paradossalmente, peggiorano e, dulcis in fundo, sono materiale tossico che, esaurito, va eliminato da una ditta qualificata e impongono un registro di carico e scarico. Molti cittadini ne hanno notato l’intrusività. Le reazioni sono state pronte e precise. Le lettere ai giornali numerose e documentate. Ci si è appellati alla legge regionale 22 contro l’inquinamento luminoso. Sono intervenute le associazioni “Veneto Stellato” e “Dark Sky”. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha ospitato un meeting internazionale sull’argomento, presieduto da un accademico dei Lineci – ordinario di astrofisica – e con il patrocinio dell’Unesco. La riprovazione degli esperti internazionali sull’argomento è stata unanime.
Il Comune di Venezia non ha ritenuto necessario render conto del suo operato, manifestando un silenzio sconcertante. La ferita è aperta: non si tocca un’aspetto così importante in una città che, quando si vuole è d’arte e, quando fa comodo, Luna Park. Molti cittadini aspettano una risposta.
Francesco Rizzoli