Il Giornale di Vicenza – 10 agosto 2002
Troppa luce sul capannone.
Da quindici anni i fari illuminano la fabbrica nelle ore notturne ma solo ora è accusato di disturbare la viabilità sulla Campesana
La bellezza di 350 euro per due fotoelettriche. No, non è l’importo di una salatissima bolletta dell’Enel, ma un altrettanto esoso conto da pagare per una multa appioppata dalla polizia municipale cittadina per colpa di due fari che “disturbano la viabilità”. Vittima di questa singolarissima contravvenzione, è stato non più di dieci giorni fa Piersilvio Andreatta, titolare del calzaturificio Kaina di Campese. «La constatazione è datata 7 luglio alle 23.30, quando una pattuglia di vigili ha visto che i due fari installati per illuminare il capannone disturbavano la viabilità della provinciale Campesana. Per carità, posso anche capire che le luci possano abbagliare, ma perché farsi vivi solo ora quando è da quindici anni che quelle luci stanno lì?».
Un mistero che Piersilvio Andreatta ha deciso di chiarire prima con il comando di polizia municipale e poi con il sindaco di Bassano in persona, il quale inizialmente era letteralmente… all’oscuro della questione, e così ha raggiunto telefonicamente l’imprenditore qualche giorno dopo facendo definitivamente… luce sulla vicenda. «Il primo cittadino Gianpaolo Bizzotto – continua Andreatta – mi ha spiegato che c’è un’associazione che circola nei comuni del comprensorio e rileva tutti i casi di inquinamento luminoso, indicandoli poi al pretore. Le segnalazioni vengono quindi trasmesse ai vigili, che provvedono multando l’infrazione di una legge che però francamente proprio non conosco.
Pare addirittura che ci sia chi ha preso anche più di mille euro di multa». Al titolare del Kaina non è così rimasto altro da fare che spostare le due fotoelettriche, «altrimenti sarei stato nuovamente passibile di multa». «Trovo comunque molto poco sensato intervenire dopo quindici anni – conclude Piersilvio Andreatta -: avessero almeno avvisato, avrei girato le luci in pochi minuti. Comunque sia le due fotoelettriche costituivano anche una sicurezza per la famiglia: la nostra abitazione è infatti annessa al capannone, in un luogo abbastanza isolato, e l’anno scorso mio figlio rientrando da fuori si è trovato davanti due persone con passamontagna. Avere un pò di luce ci dava qualche garanzia e un pò di tranquillità».