Gentile Direttore, fa bene il prof. Zichichi a curare l’educazione scientifica dei suoi concittadini, stimolandoli a conoscere l’eleganza delle leggi della fisica e ad apprezzare il radicamento delle grandi costruzioni scientifiche nelle semplici esperienze della vita quotidiana.
E’ vero che nel suo articolo “A proposito di ‘inquinamento'” (nel n.43 di Famiglia Cristiana, pp.92-93) egli ammette che “avere con una certa periodicità una notte senza luci artificiali” costituirebbe un segno di grande civiltà e permetterebbe di godersi il fascino di una notte stellata.
E’ vero anche che il sostantivo “inquinamento”, con una derivazione etimologica connessa all’idea di insudiciare, sembra bisticciare con l’aggettivo “luminoso”. Non c’è proprio nulla di “sudicio” nello splendore della luce. “E Dio disse. Sia la luce! E la luce fu. Vide Dio che la luce era buona…”.
Crediamo però che questa volta il nostro Professore si sia lasciato giocare dalle etichette e che queste abbiano finito per prevalere sui contenuti. Non si tratta di problemi linguistici, ma di equilibrio nella delicata gestione della qualità della vita nelle nostre città. Si tratta poi di favorire tutto ciò che aiuta la ricerca scientifica nel suo impegno costante volto ad una migliore comprensione dell’universo.
Non diremmo, in assoluto, che “la luce nelle città è indice di progresso”. Come per tutti i beni della terra è questione di misura, di fini che ci si propongono, di condivisione di risorse, di ingiustificati sprechi da respingere, e di conseguenze dannose da evitare assolutamente in casi gravi e da limitare con intelligenza tutte le volte che sia possibile. La mia sinfonia preferita non guadagna ad essere diffusa con una intensità sonora che metta a rischio i timpani e la pazienza dei miei vicini di casa. Il termine “inquinamento sonoro”, è oggi comunemente accettato e il corrispondente fenomeno è giustamente combattuto. Il termine non risulta offensivo né per Bach né per Beethoven. Domani sarà lo stesso per l’ inquinamento luminoso. Combatterlo, nel legittimo ambito della dialettica democratica, sarà un bene per tutti. Va dunque lodato l’impegno, oggi ancora pionieristico, di chi si adopera a questo fine.
Senza menzionare gli evidenti problemi di inquinamento indiretto dovuti ai processi di produzione della luce, data ormai per condivisa la necessità di prendere in seria considerazione ogni risparmio di energia, ci sembra dunque da sostenere ogni sforzo intelligente e motivato che singoli cittadini e istituzioni politiche e culturali vanno svolgendo a fine di mettere un tetto alla crescita inutile e indiscriminata della illuminazione. In Italia si possono seguire con simpatia alcuni passi legislativi in ambiti regionali e ci si deve rallegrare delle prime convenzioni e dei protocolli di intesa tra associazioni per la lotta all’inquinamento luminoso e società che controllano buona parte del mercato dell’illuminazione pubblica.
Non si tratta solo di permettere che la più antica luce del cosmo ci raggiunga ancora e che la antichissima e nobile arte degli astronomi continui a portare i suoi preziosi contributi nel decifrare gli affascinanti misteri del cosmo, ma di fare tutto il possibile per educarci ad un uso oculato e razionale della illuminazione, che ci permetta di godere ancora della contemplazione del cielo stellato.
E’ inutile gettare agli uccelli, agli aeroplani e alle nuvole un capitale così grande di energia; per le migrazioni degli uccelli sembra oltretutto che sia sconcertante e dannoso. Possiamo fare molti progressi nella progettazione razionale degli impianti, con benefici di confort visivo e di risparmio energetico. Non si suggerisce di “spegnere le luci” per tornare alle caverne dell’età della pietra. Ci sono “caverne” postmoderne, per noi eccessivamente illuminate, dalle quali sarebbe bene uscire più spesso per godere, in una notte stellata e senza inquinamento luminoso, dello spettacolo straordinario dei molteplici oggetti celesti che il Creatore ha disseminato con prodigalità per la gioia e lo stupore dei suoi figli.
“…gli astri brillano gioiosi, ai loro posti di guardia, li chiama ed essi rispondono “Presente!”, brillano gioiosi per il loro Creatore” (Baruch 3,34-35). Godiamone ancora anche noi.
George V. Coyne, S.J.
Giuseppe Koch, S.J.
Specola Vaticana.