Corriere della Sera – Mercoledi 29 Dicembre 2004
Rapporto sull’ambiente: ai milanesi vietata la «Via Lattea». L’Arpa: troppa illuminazione. Zampaglione: garanzia di sicurezza «Vaghe stelle», talmente vaghe che a Milano e provincia se ne vedono sempre meno. Colpa dell’inquinamento luminoso che sommato allo smog (che esalta e potenzia la luminosità artificiale) impedisce la visione del cielo stellato. In città le stelle visibili a occhio nudo sono solo un centinaio rispetto alle circa tremila percettibili in un cielo buio e senza luna. In Lombardia i tre quarti della popolazione non vedono più la Via Lattea. Prima conseguenza: per i milanesi la visita della cometa C/2004 Q2 (Machholz) che brilla accanto a Orione sarà soltanto un’apparizione tremula.
Palazzo Marino mette in rete sul suo sito l’immensa relazione sullo Stato dell’Ambiente 2003. Un capitolo di quattro pagine è dedicato allo «stato del cielo notturno» a Milano e in provincia. Dati Istil, attualizzati e calibrati – grazie alla Provincia – sulla popolazione milanese.
Due mappe. La prima indica la visibilità delle stelle a occhio nudo. I milanesi si devono accontentare di un cielo appena stellato o poco stellato (magnitudo 4 e 4,5) e non potranno mai aspirare a contemplare un cielo moderatamente stellato (magnitudo 5). Che significa? Non solo ci si deve dimenticare di poter scorgere la Via Lattea (in realtà non si vede in quasi nessuna zona d’Italia) ma ci si deve accontentare di rimirare un cielo notturno bucherellato. Una stella qua, una là. Detto altrimenti: nel cielo di Milano si può vedere il quadrilatero di Orione con le sue stelle principali, ma non si può vedere la costellazione con il suo pulviscolo di materia astrale.
L’altra mappa segnala la perdita di magnitudine, ossia il decadimento della capacità di percepire le stelle da parte della popolazione residente. Ogni 0,6 magnitudini perdute si dimezza il numero di stelle visibili. A Milano e Provincia la perdita di magnitudine si assesta tra l’1,4 e l’1,8. La metà della metà della metà. La ricerca del Comune non va oltre e non tratteggia gli scenari futuri cupi dell’Istil: entro 25 anni la Via Lattea non sarà più visibile in Italia.La colpa? L’inquinamento luminoso dei grandi insediamenti urbani, la pressione atmosferica in una zona di pianura, le particelle di smog che amplificano e moltiplicano la luce artificiale dell’illuminazione. È questo il cocktail micidiale che fa sparire le stelle dal cielo. «La causa – spiega Daniela De Bartolo dell’Arpa – è che la luce artificiale non viene concentrata solo sull’obbiettivo di illuminare, ma viene dispersa in cielo. A questo bisogna aggiungere lo smog, che come la nebbia funziona da diffusore della luce». Materiale – smog e nebbia – che sicuramente non manca nel cielo di Milano e Lombardia. Ma si tratta solo di concause. Il killer delle stelle è l’illuminazione artificiale. Un’assassino imprendibile. Anche in Lombardia dove la Regione si è dotata di una delle leggi sull’inquinamento luminoso più innovative d’Italia (per questo ha ricevuto un premio dalle organizzazioni ambientaliste) e nonostante il fatto che a metà dicembre il Consiglio del Pirellone abbia approvato un’altra delibera ancor più severa della precedente, la partita sembra persa in partenza. Nonostante il divieto di piazzar luci che puntino verso l’alto, la proibizione di usare lampade che disperdano la luce, gli incentivi per i comuni che migliorano i sistemi di illuminazione pubblica, i corsi di formazione per gli addetti.
«Non possiamo fare tutto in qualunque condizione – attacca l’assessore all’Ambiente del Comune, Domenico Zampaglione -. Abbiamo l’obbligo di rendere Milano più sicura e più fruibile. Per i puri di spirito che hanno bisogno di questo spettacolo c’è solo una cosa da fare: andare fuori Milano per godersi le stelle». «No alla luce ovunque – replica l’assessore provinciale Bruna Brembilla – perché fa male all’ambiente e spesso è anche antiestetica per le nostre città. L’obiettivo deve essere un utilizzo sempre più responsabile dell’energia senza per questo rinunciare ai benefici tipici del nostro tempo». Intanto, le stelle si spengono.
di Maurizio Giannattasio