Dimostrazione di come sia più importante ai fini dell’inquinamento luminoso il flusso diretto rispetto a quello indiretto Penso sia giunto il momento di confutare definitivamente la falsa credenza, diffusa tra molti illuminotecnici, che una piccola parte del flusso emesso dall’apparecchio direttamente verso l’alto contribuisca poco alla luminanza totale del cielo. Occorre premettere che la gran parte della luminanza totale del cielo, in zone diffusamente abitate (praticamente tutta l’Italia) non è provocata, salvo che in prossimità dei maggiori centri, dalle sorgenti poste nelle immediate vicinanze del sito. Ad esempio, i due terzi della luminanza del cielo è dovuta a sorgenti ad oltre 20 km dall’Osservatorio di Loiano e ad oltre 15 da quello di Asiago. Per ridurre la luminanza artificiale del cielo in questi osservatori ad un decimo di quella attuale occorrerebbe eliminare tutto l’inquinamento luminoso emesso in quella direzione nel raggio di 60 km (vedi Cinzano, P., The propagation of light pollution in diffusely urbanized areas in Measuring and Modelling Light Pollution, Memorie della Società Astronomica Italiana, 2000). Da questi dati consegue che la proposta di istituire delle specie di riserve (ad es. nei parchi naturali) dove limitare le emissioni di luce (sia diretta che indiretta) sono totalmente inefficaci a meno che i raggi di buio totale non siano di parecchie decine di chilometri o a meno di non prendere provvedimenti restrittivi nelle emissioni verso l’alto anche al di fuori di tali riserve.
Come abbiamo visto, dunque, gran parte della luminanza del cielo in un sito è prodotta da sorgenti lontane e quindi da quella parte di flusso emesso a bassi angoli. Se un impianto emette direttamente verso l’alto il 3% del flusso degli apparecchi (non delle lampade) e l’asfalto riflette il 10% dell ‘97% emesso verso il basso abbiamo un flusso indiretto verso l’alto di circa il 10% del totale. Apparentemente il flusso diretto è un terzo di quello riflesso. Ma analizziamo cosa accade al flusso emesso verso lo zenit: in notti mediamente limpide circa un terzo viene diffuso e contribuisce ad aumentare la luminanza del cielo, mentre circa i due terzi riescono a sfuggire nello spazio. I flussi emessi a bassi angoli vengono invece quasi totalmente diffusi. Utilizzando la funzione di emissione media di alcune città Italiane e negli Stati Uniti, misurata da satellite (in Model for artificial night-sky illumination, Publications of the Astronomical Society of the Pacific p.364-375, n.98 march 1986) si ottiene che a 20km di distanza da una sorgente, l’emissione tra l’orizzonte e 45° è responsabile del 95% della luminanza artificiale mentre quella fra 45% e la verticale è responsabile solo del 5% in una notte limpida. A 30km queste percentuali diventano rispettivamente a 98% e 2%. A 20km almeno la metà della luminanza artificiale prodotta dalla sorgente in questione è dovuta a luce emessa tra 0 e 10%.Considerando che una superficie orizzontale illuminata emette a bassi angoli una frazione piuttosto piccola della luce che riceve, ne discende che quella responsabile della luminosità del cielo nel territorio é quasi esclusivamente l’emissione diretta degli apparecchi (salvo che nelle immediate vicinanze della sorgente dove contano l’una e l’altra) come risulta dalla letteratura scientifica (v. ad es. Misuring and modelling light pollution, 2000).
Questa luce propagandosi molto lontano, inoltre, si somma a quella proveniente dalle altre sorgenti ed é quindi particolarmente inquinante. Si vede bene quindi che è assolutamente necessario, ai fini di limitare la luminanza artificiale del cielo ridurre a zero il flusso diretto verso l’alto dagli apparecchi, anche quello apparentemente piccolo emesso però a bassi angoli quale quello degli apparecchi a vetro prismatico e di quelli a vetro curvo non schermati.