Da Gazzetta del Sud del 09/01/2003
È visibile a occhio nudo e senza telescopio nell’emisfero settentrionale della Terra
All’interno dell’articolo un ampio riferimento all’Appello, promosso da Uai insieme a Cielobuio e Ida, da presentare al Consiglio d’Europa al fine di considerare il cielo notturno «un bene ambientale da tutelare con specifiche norme legislative». Una stella colossale, che ha espulso nello spazio una massa 10.000 volte superiore a quella della Terra, è pronta a esplodere di nuovo in qualsiasi momento. Niente paura, però, perché l’astro si trova a una distanza di 10.000 anni luce (il che significa che quello che vediamo oggi è accaduto 10.000 anni fa), più o meno a 60 mld/km di distanza. Ma gli appassionati di astronomia sono allertati perché la stella – che ha una massa 40 volte superiore e un diametro 700 volte più grande del sole – è visibile a occhio nudo e senza telescopio nell’emisfero settentrionale della Terra. Per chi volesse individuarla, sarà utile sapere che l’astro, una stella del tipo “super-gigante”, appartiene alla costellazione Cassiopea, che è riconoscibile per la luminosità delle sue stelle, disposte a forma di “m” o “doppia v” e visibili l’intera notte, per tutto l’anno. L’annuncio arriva dai ricercatori del Centro Harvard-Smithsonian di Astrofica, nel corso del congresso annuale della Società astronomica statunitense, in corso a Seattle. Rho Cas ha subito una perdita di luminosità pari a sei volte, il che indica un calo di temperatura scesa da 6.600 a 5.000 gradi centigradi. È accaduto nel 1946, quando gli astronomi si erano accorti dell’esplosione senza saperne individuare né le causa né la sua entità. Ma da dieci anni a questa parte gli astronomi statunitensi ed europei hanno tenuto costantemente puntati i telescopi sulla stella, rilevando che l’astro ha perso il 3 per cento della sua massa in circa 200 giorni. Come tutte le “super-giganti”, Rho Cas ha una spessa atmosfera che, se fosse al posto del sole, si estenderebbe fino a Marte, inglobando la Terra. Ma siccome pulsa in maniera irregolare, la massa della sua atmosfera a volte si estende anche oltre. L’analisi spettrometrica della luce stellare fuoriuscita dopo l’esplosione, realizzata come se la luce passasse all’interno di un prisma, ha dimostrato che uno dei principali gas componenti l’atmosfera, l’idrogeno, si è espanso e ristretto prima dell’esplosione del 2000. Ed è la stessa cosa che sta succedendo ora.
Intanto, le associazioni italiane di astrofili (Unione Astrofili Italiani insieme a CieloBuio e Ida) in un appello che nel prossimo marzo intendono presentare al Consiglio d’Europa, chiedono di considerare il cielo notturno «un bene ambientale da tutelare con specifiche norme legislative». L’appello, pubblicato nel primo numero del 2003 della rivista «Astronomia», è stato concordato tra le associazioni italiane e alcune associazioni europee per sollecitare il Consiglio d’Europa sul fenomeno dell’inquinamento luminoso. Il testo dell’appello è pubblicato anche nel sito della Uai (www.uai.it), nella sezione dedicata all’inquinamento luminoso. Gli appelli raccolti dalle varie associazioni europee saranno raccolti nell’incontro in programma a Parigi per il prossimo primo marzo e quindi presentati al Consiglio d’Europa.
Ecco il testo del documento italiano: «preso atto con preoccupazione che il fenomeno dell’inquinamento luminoso è ormai diffuso al livello mondiale e, in modo particolare, nell’ambito territoriale del continente europeo; considerato positivamente che in Italia e anche in altri Paesi della Comunità Europa sono state prese numerose iniziative regolamentari e legislative volte a limitare questa grave forma di alterazione del cielo notturno; valutato che una seria lotta all’inutile dispersione di luce verso il cielo stellato, generata dall’illuminazione esterna, comporta anche indubbi vantaggi in ordine alla riduzione dei consumi energetici, peraltro auspicata e richiesta dal Protocollo di Kyoto per contenere l’emissione di gas serra; ricordato che già l’UNESCO nel 1992 ha promulgato la Dichiarazione dei Diritti delle Generazioni Future in cui viene espressamente sancito il diritto alla conservazione del cielo, in tutta la sua purezza; ribadito che anche nei Convegni di Venezia (maggio 2002) e di Lucerna (settembre 2002) sono stati lanciati appelli ai Governi mondiali per la salvaguardia del cielo notturno; tanto premesso chiede al Consiglio d’Europa di votare un ordine del giorno affinché il cielo notturno venga dichiarato e considerato un bene ambientale da tutelare con specifiche norme legislative. Ciò al fine di consentire alle Generazioni presenti e future la possibilità di continuare a conoscere, studiare e ammirare il cielo stellato e i suoi fenomeni. Ciò anche in considerazione del fatto che, attraverso una limitazione dell’inquinamento luminoso, si riescono ad ottenere significative riduzioni dei consumi energetici e quindi un minor depauperamento delle risorse naturali, unitamente alla miglior conservazione dell’atmosfera del nostro Pianeta».
Lester People