Ritmi Circadiani – 23 Maggio 2001

Le scienze 22.05.2001
Il cervello si ritira
Tra i problemi connessi al jet lag cronico, anche perdita della memoria e disordini mentali

Secondo uno studio pubblicato su «Nature Neuroscience», il jet lag cronico può causare un vero e proprio restringimento del cervello, che porta a disordini mentali, tra cui la perdita della memoria. Nello studio, i ricercatori dell’Università di Bristol hanno confrontato le dimensioni dei lobi temporali del cervello di due gruppi di assistenti di volo, a cui erano stati concessi tempi diversi per recuperare dal jet lag. Il jet lag è una condizione tipica di cui soffrono alcune persone quando viaggiano attraverso molti fusi orari, ed è caratterizzato da fatica, disorientamento e disordini del sonno.
Il gruppo di soggetti in esame comprendeva 20 donne, di età compresa fra i 22 e i 28 anni, che avevano tutte almeno cinque anni di carriera alle spalle e attraversavano normalmente per lavoro almeno sette fusi orari. Nello studio non sono stati inclusi uomini per il semplice motivo che essi sembrano soffrire meno del jet lag.
In particolare, lo studio ha verificato gravi deficit nelle attività svolte dal lobo temporale destro, che si occupa, tra le altre cose, del riconoscimento visivo e della memoria spaziale. I ricercatori hanno verificato, usando tecniche di risonanza magnetica, che le assistenti di volo che avevano a disposizione meno tempo per riprendersi avevano lobi temporali destri in media leggermente più piccoli. A questo «restringimento» corrisponde anche un deterioramento della memoria a breve termine, che è stata misurata chiedendo ai soggetti di ricordare la disposizione di alcuni punti su uno schermo a distanza di qualche decina di minuti. Gli scienziati non hanno trovato deficit nel linguaggio, che è controllato invece dal lobo sinistro.
Lo studio potrebbe avere implicazioni importanti non solo per gli assistenti di volo, ma anche, per esempio, per i genitori di bambini molto piccoli, che spesso hanno i ritmi circadiani sconvolti. Il risultato pratico dello studio è infatti che i rapidi cambiamenti dei ritmi circadiani hanno un effetto dannoso sul cervello, indipendentemente dalla loro causa.

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