Stelle cadenti e inquinamento luminoso

Riportiamo un bell’articolo comparso nella rubrica di Giacomo Papi su D de “la Repubblica” del 7 agosto 2010, in cui viene riportata anche l’azione e la posizione di CieloBuio nei confronti della luce sprecata e gettata al cielo.

Una versione web è riportata sul sito ChatSubo.

Si ringrazia l’Autore e il quotidiano “la Repubblica”.

Le stelle cadenti

Il cielo spento, l’inquinamento luminoso. E un desiderio di Corea del Nord.

In principio erano la luna e i falò, poi giunsero torce, candele di sego e lumi al grasso di balena. Arrivò il gas, e le lampade rischiararono le case, i lampioni illuminarono le città. Erano bianchi e rotondi. Al tramonto e all’alba un esercito di omini in bicicletta passava ad accenderli e spegnerli. Un poeta li chiamò i custodi delle “uova della luna”. Fu scoperta l’elettricità e fu inaugurata la vita notturna. Mille finestre si accesero, le città si riempirono di stelle, le strade di luci, e un oceano di lampadine, lampadari, luminarie, proiettori, faretti e fari invase la terra. Ma nessuno si accorse che il cielo si stava spegnendo e che le stelle sparivano. Siccome era più quello che veniva illuminato di quel che non si vedeva più, gli uomini non se ne preoccuparono. E così oggi, alla viglia della notte di San Lorenzo, me ne sto a guardare all’insù sperando di vedere una stella cadente. Alle mie spalle è schierata la falange abbagliante di una pizzeria, il cielo è sbiadito, le stelle si contano e non c’è n’è una che abbia intenzione di cadere. E io mi faccio due palle così.
Il cielo stellato di una volta non c’è più, signora mia. E di notte, sul mare, le lampare hanno smesso di brillare. In compenso sono tornate le lucciole, stimato Pasolini. Invece la Montedison, che nel tuo articolo del 1975 avresti dato tutta in cambio di una lucciola, non esiste più. Sull’inquinamento luminoso, l’Italia vanta la legge più avanzata del mondo. Il guaio è che nessuno la rispetta. È stata approvata nel 2000, sulla scia dell’emozione suscitata dalla cometa Hale Bopp, dalla regione Lombardia grazie agli sforzi di Cielo Buio (www.cielobuio.org), un manipolo di 150 confratelli e sorelle, in maggioranza astrofili, che non ha avuto paura di sfidare grandi interessi economici.
La legge, che vieta di puntare la luce verso l’alto, è stata adottata da altre 11 regioni italiane. Tutto il nord (tranne il Piemonte che, di fatto, legalizza l’inquinamento luminoso) e la dorsale adriatica fino alla Puglia. Mi spiega l’agente Aldebaran di Cielo Buio: “Impianti a norma farebbero risparmiare il 30% e la luce artificiale inibisce la produzione di melatonina, il che aumenta tumori alla pelle e al seno. Per la pessima illuminazione, il Parco Lambro, polmone verde di Milano, produce l’80% di ossigeno in meno. E non è vero che più luce vuol dire più sicurezza. Rende soltanto più buie le aree circostanti”.
È la verità. Ci sono casi in cui la luce nasconde e l’ombra rivela. “Mio caro Brett, mi annunci che ti sposi perché non vuoi vivere nell’ombra”, scrisse poco prima di morire il poeta Alistair Noon all’amato, “ma a volte al buio tutto è di più. Ti sei mai accorto che di notte, a occhi chiusi, i rumori sono più forti e le cose, i pensieri e i ricordi sono più veri?”.
Forse, tutta questa voglia di luce è l’ultimo effetto della nostra ancestrale paura del buio. Ma ci disorienta, come succede agli animali. Le 100 torri faro fuori legge di Malpensa devastano i cicli migratori notturni e fanno strage di uccelli che scendono nei boschi credendo sia giorno. Le tartarughe non nidificano sulle spiagge italiane perché i piccoli, che si orientano con le stelle, invece di correre verso il mare inseguono i fari delle città.
Per la stessa ragione spariscono i pipistrelli. E intanto il loro cibo, le zanzare, mangiano noi. Quindi, se non spengono la schifa pizzeria, l’estate prossima me ne vado in vacanza in Corea del Nord, l’unica macchia scura dell’Estremo Oriente. È un desiderio. Mi ci vorrebbe soltanto una stella cadente.

Giacomo Papi
D La Repubblica7 Agosto 2010

 

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