ALBERI, AMBIENTE E NUOVE MALATTIE

Ecosistema Cameraria/illuminazione
Silvano Minuto
Federazione Nazionale Pro Natura


Probabilmente a questo punto tutti i cittadini si saranno accorti che qualche cosa non sta funzionando nelle alberate e nei Parchi delle città. L'esempio più appariscente si riscontra sugli ippocastani (Aesculus spp.). Se si osservano però attentamente anche le altre specie, non è difficile riscontrare che il degrado si ripete costantemente anche se con fenomeni di minor entità.

Questa situazione si sta incrementando sempre di più man mano che passano gli anni e nuove malattie, prima sconosciute, sono sempre più frequenti.

In una recente visita guidata nei giardini del parco della Vittoria e del Cimitero, abbiamo riscontrato che la quasi totalità delle piante presentava malattie di vario genere e gli indicatori che vengono usati per verificare lo stato dell'ambiente, di solito muschi e licheni, si trovano in uno stato di regressione notevole.

A cosa è dovuta questa situazione? Certamente a numerosi fattori, fra i quali si possono annoverare la situazione dell'aria e le polveri in essa contenute, il progressivo inacidimento della pioggia, accentuato anche dagli aerei della Malpensa che spargono un aerosol che si deposita su tutto il territorio e che certamente non mancherà di avere pesanti effetti nocivi anche sulle persone.

Ma torniamo ai nostri ippocastani che rigogliosamente hanno accompagnato i nostri svaghi e le nostre passeggiate per un lunghissimo arco di tempo. Alberi maestosi, che nascondevano nel loro fitto fogliame i ricci delle castagne che, nei periodi tardo estivi, cadevano al suolo con sordi tonfi. Tutto questo non esiste più, un piccolo insetto dal nome neanche troppo esotico "Cameraria Ohridella" ha iniziato la sua marcia di aggressione partendo dalla Macedonia (anno 1985), giungendo in Austria (1989), poi nel nord-est dell'Italia (1992) e proseguendo in Germania, Ungheria, Rep. Ceca (1993), Repubblica Slovacca (1994), Svizzera (1998) e nella nostra Regione (2000).

Da quanto si legge sui giornali sembra che da noi tutti siano stati colti di sorpresa e L'Osservatorio Fitosanitario della Regione Piemonte non ha ancora elaborato strategie di azione.

La Regione Lombardia ha comunque diramato delle indicazioni fin dallo scorso hanno. Per cercare di arginare il fenomeno vengono dati dei suggerimenti quali, asportazione delle foglie cadute in autunno, trattamenti chimici e in un futuro cercare di intervenire con metodi di tipo biologico. Per far questo occorrerà identificare l'areale d'origine e individuare i suoi predatori naturali.

Nel frattempo l'azione di questi insetti va avanti e si rischia di perdere un patrimonio importante per la nostra cultura e la nostra storia.

La domanda che ci si pone di fronte a questi fenomeni è comunque sempre la stessa. Perché succedono queste cose? Evidentemente è stato alterato l'equilibrio naturale dell'ambiente in cui vivono le piante. Si poteva far qualche cosa per evitarlo?

Noi da anni diciamo una cosa molto semplice che forse comincia a far vedere i propri effetti proprio a partire dagli ippocastani.

Le piante devono essere considerate degli esseri viventi e pertanto si deve concedere a queste strutture di svolgere la loro funzione naturale. Una Piante ha bisogno, come del resto tutto il mondo animale, di seguire un proprio ritmo biologico. Di giorno svolge l'importante funzione di assorbire l'anidride carbonica trasformandola in sostanze nutrienti ed emettendo ossigeno. Di notte il ciclo si inverte e la pianta si "purifica" assumendo ossigeno ed espellendo anidride carbonica. Questo purtroppo non è più possibile in quanto anche di notte le piante risultano illuminate non solo dalla luce diffusa, ma anche da impianti di illuminazione sistemati all'interno delle chiome, che servono a ben poco e non certo ad illuminare le strade (si vedano ad esempio le luci di Via Curtatone o quelle disposte nei nostri parchi).

Cosa succede allora; prima di tutto la pianta "sballa" il proprio ritmo, vengono prodotti enzimi in momenti in cui il sistema dovrebbe andare in riposo, si alterano le funzioni clorofilliane e avvengono altri fenomeni che portano gli alberi ad avere meno difese. La pianta non è più sana e quindi non riesce a contrastare in maniera naturale i parassiti. L'uomo nell'intento di arginare il fenomeno utilizza trattamenti chimici o altro che servono a fronteggiare i malanni occasionali ma non riescono ad intervenire sulle effettive cause.

In più, le luci scaldano l'ambiente (ogni lampada deve essere considerata come una stufetta elettrica), modificano l'ecosistema e in questa situazione alcuni insetti riescono a prosperare comodamente e ad avere un periodo (anche giornaliero) di attività molto più prolungato.

Sembra che la nostra Cameraria si trovi molto bene in questo nuovo habitat e pare che le tre generazioni annuali degli scorsi anni ora siano diventate quattro.

Naturalmente studi sugli effetti luce e ambiente non ce ne sono e ognuno interviene nel proprio settore con le conseguenze che abbiamo appena accennato.

Se si vuole avere un esempio degli effetti cameraia-illuminazione, basta confrontare gli ippocastani di Balurardo Massimo d'Azeglio e quelli di Via Pennati (sottopassaggio di C.so Risorgimento).

Nel primo caso sono state disposte sotto le chiome dei lampioni a tre bocce che spargono la luce in tutte le direzioni. Si poteva fare certamente meglio, usando le stesse strutture schermate nella parte superiore, ottenendo così un migliore rispetto per l'ambiente e con la stessa illuminazione a terra (bastavano potenze inferiori), si sarebbero risparmiate, per ogni lampada, circa 50/60.000 annue di corrente elettrica.