Smettiamo di gettar via watt per illuminare il cielo notturno

Il Gazzettino – Martedì 7 Ottobre 2003

Consumi elettrici. Il novese Dalla gassa, presidente di “VENETOSTELLATO”, parla di energia e Black Out. Bassano
Passata l’ansia del black out, l’Italia si interroga. E emerge un unico pensiero: servono nuove centrali per la produzione di energia. Il che sarà anche vero, osservano i cultori del cielo, ma perchè non finirla una buona volta con il gettare via l’elettricità? Ci vengono a dire di chiudere il rubinetto mentre passiamo lo spazzolino sui denti, per risparmiare l’acqua, ma con quello che costa l’energia elettrica, e con quello che significa per l’ambiente, ci lasciano tranquillamente sprecarla per illuminare il cielo di notte? È proprio un’idiozia, e i dati del gestore nazionale dell’energia confermano che dove si è cercato di porre un argine, come in Lombardia e, parzialmente, anche nel Veneto, i risultati sono stati cospicui.

Non è di alcuna utilità illuminare la volta celeste con le nostre lampadine, e inoltre si crea un grave danno all’osservazione della volta celeste. «Qui da noi ancora ci si salva, qualcosa si vede ancora, a Los Angeles però non sanno più nemmeno che cosa sia la luna. I nostri ragazzi vengono su senza conoscere le stelle» osserva Leopoldo Dalla Gassa, imprenditore di Nove, presidente di “Veneto Stellato”, cioè il coordinamento che raggruppa 22 associazioni di astrofili e studiosi del cielo, docenti universitari e ricercatori.

Dopo la notte nera, nerissima, che ha però regalato l’emozione di vedere un cielo stellatissimo (c’è chi ha fotografato Saturno, con la perfetta descrizione delle sue fasce colorate e della sua “corona”, con una semplice digitale), Dalla Gassa sa già che il sassolino che intende togliersi dalla scarpa raccoglierà critiche. Ci sarà chi sorriderà paternalisticamente, pensando all’utopista che vuol spegnere qualche lampadina per risolvere il problema energia. Per questo mette le mani avanti: «C’è bisogno di nuove centrali elettriche? Le facciano pure. Ma non si può far finta che la situazione attuale sia ottimale. Ci sono sprechi enormi e non si può continuare a fare gli struzzi con la testa sotto la sabbia – dice Dalla Gassa -. Noi abbiamo chiesto al gestore nazionale i dati sui consumi pubblici nelle regioni italiane. I dati sono chiarissimi. Dal 2000 al 2001, per la sola energia bruciata nell’illuminazione pubblica, a fronte di una media di crescita dei consumi del 5%, le regioni che hanno adottato leggi contro l’inquinamento luminoso sono state quelle che hanno consumato di meno. Il Veneto è cresciuto solo del 3% invece che del 5%. E la Lombardia, che ha adottato nel 2000 la legge assolutamente migliore e più rigorosa, ha un segno “meno”, vedendo addirittura un risparmio energetico del 2,4% rispetto al 2000. Risparmiando 3 miliardi di lire di allora, ma 11 miliardi se guardiamo il trend di crescita che avrebbero avuto i consumi pubblici lombardi secondo l’andamento del biennio precedente».

E questo, osserva l’imprenditore, solo nel giro di un anno dall’entrata in vigore dalla legge, quando molti comuni ancora non si erano messi in regola con le nuove disposizioni. E non si può dire che la Lombardia sia rimasta al buio, anzi: è la regione forse meglio illuminata d’Italia, nel 2001 ha visto la realizzazione di numerosi nuovi impianti illuminanti e insieme a Veneto, Emilia e Piemonte sostiene il 35% dei costi per l’illuminazione pubblica italiana. Si può dunque risparmiare senza perdere una sola goccia della luce che ci serve: l’importante è che le luci di notte guardino concentrate verso il basso, non verso il cielo; illuminimo le strade e le piazze, non le stanze dei condomini e delle abitazioni. E si tratterebbe di una fonte di entrata sicura per le casse disastrate dei Comuni: «Piangono sempre che non hanno risorse, ma il solo risparmio di un GWh comporta un abbattimento dei costi di mercato, per l’illuminazione pubblica di un Comune, di circa 70 mila – 100 mila ?. Il solo passaggio da lampade al mercurio a quelle al sodio comporta risparmi energetici sino al 40% per impianto». E questo, aggiunge Dalla Gassa, è il solo risparmio ottenibile sull’illuminazione pubblica, cherappresenta una quota davvero minimale dei consumi totali. Applicando gli stessi parametri anche ai privati, aziende e famiglie, chissà che massa di soldi verrebbe fuori.

“VenetoStellato”, al suo sito (www.venetostellato.it) presenta le riprese da satellite vagliate da ricercatori universitari: «È istruttivo guardarle, ad esempio nel Veneto la città di Montegrotto irradia nel cielo una macchia rossa incredibile, quella è tutta energia buttata via e pagata anche da tutti noi» dice Dalla Gassa.

Claudio Strati

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