L’inquinamento luminoso provoca danni alle cellule cerebrali

Per la prima volta, una ricerca dell’Università dell’Oregon recentemente apparsa sullo ScienceDaily mette in relazione la distruzione del ritmo circadiano a processi neurodegenerativi che portano alla perdita di funzionalità motoria ed a morte prematura. La ricerca chiarisce che la distruzione dell’orologio biologico, prodotta fra l’altro anche dall’inquinamento luminoso, può essere la causa (e non solo l’effetto) di processi neurodegenerativi. Lo studio è stato svolto sulle mosche della frutta che hanno meccanismi di regolazione dell’orologio biologico molto simili agli umani.

Infatti, precedenti studi hanno evidenziato che alcuni dei geni che regolano il ritmo circadiano nelle mosche si sono mantenuti inalterati nel corso di milioni di anni di evoluzione separata e quindi si comportano nello stesso modo, sia nelle mosche sia negli umani. Il ritmo circadiano, negli uomini e in molti animali, è quel complesso meccanismo genetico che nelle 24 ore regola il funzionamento dell’organismo differenziandolo tra i periodi di luce e quelli di buio.

 

 

È alla base di molti processi biologici come la produzione di ormoni, l’eliminazione di errori nel DNA, il sonno e molto altro. Soltanto negli ultimi anni si è iniziato a capire quanto sia importante il ritmo circadiano per la nostra salute, aldilà dei problemi che una sua disfunzione provoca al riposo. Ad esempio, recentemente, sono stati trovati forti legami tra la distruzione del meccanismo biologico, l’invecchiamento, l’Alzheimer ed il morbo di Huntington.
Alle mosche della frutta usate per la ricerca sono state indotte due differenti mutazioni: una che ha interferito con il ritmo circadiano, l’altra che puntava a produrre le stesse patologie cerebrali che possono avvenire con l’invecchiamento. Questi animali, rispetto ad altre mosche di controllo con un ritmo circadiano intatto, hanno evidenziato una riduzione del tempo di vita medio del 32-50 percento, hanno perso gran parte delle loro funzioni motorie ed hanno sviluppato molto più velocemente “buchi” nel tessuto cerebrale. Secondo le ipotesi sviluppate dai ricercatori, la perdita di un corretto ritmo circadiano, potrebbe essere l’inizio di un circolo vizioso. Quando l’orologio biologico inizia a non operare correttamente, i meccanismi che regolano la funzionalità e la salute delle cellule iniziano a non funzionare bene e questo predispone alla neurodegenerazione delle cellule del cervello. D’altra parte, la neurodegenerazione può progressivamente aumentare i danni al ritmo circadiano.
Per questi motivi, negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per questi studi. La speranza dei ricercatori è che queste ricerche possano presto portare alla scoperta di terapie utili a correggere i danni prodotti al nostro orologio biologico e possano ampliare le conoscenze sulle molte interazioni che la luce artificiale ha sulla nostra salute e su quella dell’ambiente.

 

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